Lettura
I versetti del Vangelo di Giovanni che la Chiesa ha scelto per la festa odierna sono ricchi di richiami all’Antico Testamento. È il giorno prima del sabato e i corpi devono essere tolti dalle croci. Per far morire prima i condannati, vengono spezzate loro le ossa delle gambe. Non a Gesù, che è già morto, e dal suo costato, colpito da una lancia, esce sangue e acqua. Si compiono, così, le antiche profezie.
Meditazione
Era la notte prima di partire dall’Egitto, terra di schiavitù e di oppressione, quando gli Israeliti intinsero gli stipiti delle porte con il sangue di un agnello, scelto tra gli altri perché senza difetto, al quale non doveva esser spezzato alcun osso (Esodo 12ss). Così l’angelo del Signore, che fece morire i primogeniti degli egiziani, poté riconoscere le case dove erano radunati gli Israeliti, i quali l’indomani partirono per la Terra Promessa. Avevano mangiato la carne dell’agnello arrostita al fuoco. La carne e il sangue dell’agnello li aveva salvati. Gli Israeliti erano così tornati liberi: quello era stato il loro ultimo pasto da schiavi. Libertà sofferta e non priva di difficoltà, ma comunque l’inizio della strada verso la Terra Promessa. Il sangue dell’agnello ha salvato la vita ai figli degli Israeliti ed è stato il segno della loro liberazione. Non è difficile riconoscere cosa ci stia dicendo l’evangelista Giovanni nel suo Vangelo: il sangue di una vittima sacrificale, una vittima senza il difetto del peccato, immolata su una croce, a cui non era stato spezzato nessun’osso: il suo corpo mangiato all’ultima cena non è solo sostegno, ma è unione con Lui. Il suo sangue bevuto è garanzia di accesso alla vita eterna. Il sangue e l’acqua usciti dal costato del Signore ci donano la vita nuova nel Battesimo e nell’Eucaristia, e la vera libertà da ogni schiavitù e oppressione dal peccato. Non è difficile comprendere cosa voglia dire Giovanni: ecco la nostra libertà acquistata dal Signore stesso a prezzo della sua vita donata con la sua morte in Croce, come l’agnello della Pasqua in Egitto. Per giungere alla vita eterna, dunque, semplicemente dobbiamo metterci la sotto la croce, e impregnarci dell’acqua e del sangue che escono dal costato del Signore crocifisso e risorto.
Preghiera
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
Agire
Ringrazio il Signore per i sacramenti della salvezza e mi propongo di compiere un’ora di adorazione e preghiera al cospetto del suo Sacro Cuore.
Meditazione del giorno a cura della prof.ssa Alexandra von Teuffenbach, docente di Teologia e Storia della Chiesa, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it