La cappellania aeroportuale è chiamata ad essere “luogo di unità nella diversità per tutte le categorie di persone”, perché anche negli aeroporti “Cristo Buon Pastore vuole prendersi cura delle sue pecore”. Questo il mandato consegnato stamane da Francesco ai partecipanti al Seminario mondiale dei Cappellani Cattolici dell’Aviazione Civile e dei membri delle Cappellanie Aeroportuali, ricevuti stamane in udienza in Sala Clementina. L’incontro, in corso a Roma fino a domani 13 giugno, è promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti sul tema: “Evangelii gaudium: quale aiuto per il ministero pastorale dell’Aviazione Civile?”.
Nel suo discorso, il Papa ricorda che “la sollecitudine pastorale nell’ambito dell’aviazione civile è rivolta a tutti coloro che, a diverso titolo, appartengono alla comunità civile, indipendentemente dalla nazionalità, dal credo religioso o dalla cultura”, con particolare attenzione a “poveri, sofferenti o emarginati”.
L’aeroporto è infatti “luogo di incontro di tante persone che viaggiano, per lavoro, per turismo, per altre necessità”, evidenzia Francesco. In esso “vi transitano migranti e rifugiati, bambini e anziani, persone che hanno bisogno di cure e attenzioni speciali”. Ma – aggiunge – ci sono anche tante persone che vi lavorano ogni giorno, “con le loro situazioni personali e professionali”, senza poi dimenticare “il preoccupante numero di passeggeri senza documenti – spesso rifugiati e richiedenti asilo -, che sono detenuti nei locali aeroportuali per brevi o lunghi periodi, a volte senza adeguata assistenza umana e spirituale”.
In aeroporto, inoltre, prosegue il Santo Padre, “a volte possono verificarsi situazioni tragiche, a causa, per esempio, di incidenti, o dirottamenti, con conseguenze serie per l’incolumità e lo stato psicologico delle persone”. Anche in queste circostanze – dice – “il cappellano è chiamato e ricercato da quanti hanno bisogno di conforto e di incoraggiamento”.
Perché Cristo anche in questi luoghi che “sembrano città nelle città, dove realtà molteplici si intrecciano e si sovrappongono”, vuole rendersi vicino alle persone “mediante i sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, dove l’incontro con l’infinita misericordia di Dio apre vie impensate di evangelizzazione”.
Ai nostri giorni, infatti, “annunciare il Vangelo implica sollevare le persone dai fardelli che pesano sul cuore e sulla vita”, spiega Bergoglio; in altre parole, significa “proporre le parole di Gesù come alternativa alle promesse del mondo che non danno la vera felicità”. Un compito divenuto oggi più “urgente” che mai, e che potrà trovare nuovo vigore nel “prezioso tempo di grazia” che sarà l’Anno Santo della Misericordia.
Per cappellani e membri delle cappellanie – aggiunge poi il Pontefice –, quotidianamente immersi nella vita di “questa singolare comunità” che è l’aeroporto, “ambiente cosmopolita, multi-etnico e multi-religioso”, è perciò importante “collaborare docilmente e mettersi sempre in ascolto dello Spirito Santo, che crea unità nella diversità”.
Il Papa insiste infine sul fatto che “la missione in aeroporto richiede anche di lavorare affinché le persone abbiano il desiderio di ascoltare la Parola di Dio”: “Chi ascolta e prende a cuore la voce di Dio – afferma – diventa a sua volta capace di offrire parole di consolazione e aiutare gli altri a confidare nella divina misericordia, che è un riparo sicuro per chi è debole e non ha la presunzione di salvarsi da solo. La misericordia divina si apre a tutti e mostra la volontà di Dio che vuole salvare tutti”.
Di qui l’incoraggiamento ad operare affinché “in questi particolari luoghi di ‘frontiera’ che sono gli aeroporti, ci sia spazio per trovare e praticare amore e dialogo, che alimentano la fraternità tra le persone e preservano un clima sociale pacifico”.