La Camera ha approvato ieri, sia pure con la ridotta maggioranza di 204 “sì” e qualche “no” anche in casa, la mozione del Pd che chiede all’esecutivo di “adottare le misure necessarie per garantire un eguale trattamento delle medesime situazioni su tutto il territorio nazionale”. Il Pd chiede al governo di “intervenire per favorire l’approvazione di una legge sulle unioni civili”, anche “dello stesso sesso”.
«Non possiamo non chiederci come potrà il Parlamento entrare in contrasto con il Tar del Lazio che, con parole inequivocabili, ha sentenziato non più di un paio di mesi fa: l’attuale disciplina nazionale non consente di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e, conseguentemente, matrimoni del genere non sono trascrivibili nei registri dello stato civile”, ha dichiarato a tal proposito Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazioni Familiari.
«Considerando soprattutto che la disciplina a cui fa riferimento il Tar affonda le proprie radici nella Carta Costituzionale – argomenta Belletti -.
Di fronte all’innegabile contraddizione, in tanti oggi si affrettano a sottolineare che le mozioni non sono legge e non obbligano nessuno a rispettarle. Esattamente quello che è stato detto del Rapporto approvato martedì dal Parlamento europeo sui diritti sessuali: non obbliga nessuno. Ma intanto i quotidiani hanno fatto a gara a farne titoloni di prima pagina».
«Se poi il governo volesse stupirci e cominciare a prendere sul serio le mozioni approvate dal Parlamento, ricordiamo a Renzi che nel 2014 il governo ha accolto una proposta trasversale che lo impegna ad introdurre un coefficiente familiare nel sistema fiscale. Questa sì – conclude Belletti -che sarebbe una bella novità per le famiglie italiane».