India: minacce di morte al cardinale Toppo

La polizia indaga sulla missiva che sembra opera del People’s Liberation Front of India. Chiesti al porporato 50 milioni di rupie per aver salva la vita 

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Una lettera intimidatoria contenente minacce di morte è giunta, l’8 giugno scorso, al cardinale Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi, in India. Il porporato ha subito sporto denuncia alla polizia locale, e dal giorno successivo ha rafforzato le misure di sicurezza nell’arcivescovato. All’agenzia AsiaNews, ha tuttavia dichiarato: “Non ho paura. La polizia si sta occupando del caso e noi continuiamo a servire in modo disinteressato e intenso la popolazione, soprattutto i poveri, gli emarginati, i tribali e i dalit”.  

La missiva sembra opera del People’s Liberation Front of India (Plfi), fazione scissionista del Communist Party of India (Cpi maoista). In essa si chiedono 50 milioni di rupie (circa 691.844 euro) entro 15 giorni. Se il cardinale non consegnerà il denaro, verrà ucciso: “Hai fatto i soldi [moolah] diffondendo la religione, ed è per questo che dovresti dare un taglio all’organizzazione. La polizia non può farci alcun danno. La polizia non ha la capacità di arrestare i nostri uomini. Se non paghi, sarai ucciso”.

La lettera è firmata da Raj Kujur, sedicente comandante Plfi della regione bengalese del Jharkhand. La polizia distrettuale sta indagando per scoprire se la lettera, partita dal villaggio di Kuchhu (Ormanjhi block), sia autentica.

Sempre ad AsiaNews, il cardinale Toppo ha poi spiegato: “La lettera, in lingua hindi, è arrivata quando ero fuori dal Paese. C’è un’intrinseca contraddizione: la Chiesa è spesso accusata di evangelizzare in modo fraudolento, con soldi o altri mezzi; invece questa lettera sostiene che noi ci siamo arricchiti diffondendo la religione. Entrambe le accuse sono infondate, false e costruite. La conversione al cristianesimo è un atto di libera volontà, di libera scelta, ed è garantita dalla Costituzione indiana”.

“Il cardinale – ha dichiarato il sovrintendente di polizia Jaya Roy – è un leader importante della comunità cristiana. Abbiamo fornito adeguata sicurezza alla sua casa, e faremo lo stesso durante i suoi spostamenti”.  

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ZENIT Staff

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