Gender symbols for homosexuality

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“Gender: il nuovo marxismo che vuole distruggere l’uomo”

Padre Étienne Roze, autore del saggio ‘Verità e splendore della differenza sessuale’, traccia un’analisi dell’ideologia di genere e indica gli strumenti per sconfiggerla

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“La complementarità tra l’uomo e la donna, vertice della creazione divina, è oggi messa in discussione dalla cosiddetta ideologia di genere”. Papa Francesco, durante l’incontro di lunedì scorso con in vescovi di Porto Rico in visita ad limina, è tornato ad accendere i riflettori sulla minaccia rappresentata dal gender. La sua preoccupazione riflette quella della Chiesa tutta, chiamata a testimoniare la bellezza della differenza sessuale dinanzi al proliferare di un’ideologia che pretende di corrodere il bagaglio biologico e antropologico che ha accompagnato per secoli l’umanità.

È in questa prospettiva che si colloca il poderoso saggio Verità e splendore della differenza sessuale (ed. Cantagalli), scritto da don Étienne Roze, parroco d’origine francese nella diocesi di Albano Laziale, dottorato in scienze del matrimonio e della famiglia. Nell’intervista che segue, l’autore risale alle origini del gender, alle implicazioni che da esso scaturiscono e indica infine il modo in cui affrontare e vincere questa battaglia contro un pensiero unico che vuole distruggere le differenze.

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Padre Roze, come si è arrivati a mettere in dubbio un dato, scontato per gli uomini d’ogni tempo e cultura, qual è la differenza sessuale?

Per rispondere a questa domanda devo risalire alle fonti cui attinge la gender theory. Essa ha a che fare con una deriva dell’intelligenza che trova nel nichilismo la sua massima espressione, dove al realismo subentra l’idealismo. La natura diventa un non senso, cioè è l’uomo che si fa Dio e può plasmare la realtà e la verità a suo piacimento. Quindi, nella misura in cui la realtà che ci circonda non è più un dato originario che ci precede e ci dà dei significati, si pretende di ridefinire anche la differenza sessuale. Questo regresso culturale matura attraverso le applicazioni moderne del nichilismo – cito ad esempio l’esistenzialismo, il costruttivismo e lo strutturalismo – le quali sono state studiate, assorbite e reinterpretate dalle femministe attive nelle università americane negli anni ’70 e ’80. È da questa sintesi che nasce la gender theory, che si affaccia nella storia nel 1995, a Pechino, nel corso della Conferenza mondiale sulle donne. In quest’occasione la nota femminista Judith Butler teorizza, per la prima volta in un contesto così importante, un netto dualismo tra genere e sesso.

Il gender viene brandito dai suoi fautori come un’arma contro le discriminazioni…

Esatto. Il gender si inserisce in una dialettica di odio e di antagonismo tra due elementi, affinché uno possa sconfiggere l’altro. È il passo che conduce dal nichilismo, il quale è un mero filosofeggiare, al marxismo, che traduce la filosofia in storia. Karl Marx è il maestro di queste femministe. Il comunismo ha creato un conflitto per sopprimere le discriminazioni tra il proletariato e il capitale, ma sappiamo com’è andata a finire… Oggi, nella reinterpretazione femminista del metodo di Marx, il capitale è rappresentato dall’eterosessualità e il proletariato da tutti i generi fluidi e in continua evoluzione, che in lingua inglese vengono indicati con il termine queer. Essi sono una cinquantina, oltre alle identità raggruppate sotto l’acronimo Lgbt. Secondo le congetture di queste femministe, la storia è stata dominata per secoli dall’oppressione dell’eterosessualità come condizione necessaria per la riproduzione dell’essere umano, ma è finalmente giunta l’ora in cui le catene della schiavitù verranno spezzate. In che modo? Attraverso l’ectogenesi, ossia la possibilità di avere dei bambini al di fuori di un corpo femminile. A questo punto l’essere donna non avrà più a che fare con il dato reale della maternità, che invece verrà completamente assorbita dalla biotecnica.

Questa ideologia si introduce nei palazzi istituzionali, nei luoghi di cultura come la scuola… A chi giova?

Giova a chi ha il potere, il quale ha interesse affinché un pensiero unico schiacci l’umanità rendendola docile a ogni imposizione. La storia dimostra che affermare un pensiero unico rende più facile il lavoro alle classi dominanti. Gli esempi in tal senso sono recenti e atroci: la pretesa di Hitler di imporre il dominio di una razza ariana e quella comunista di massificare le persone privandole della propria dignità. Sicuramente il gender non giova però all’uomo, perché la differenza è condizione di nascita. Se la differenza viene cancellata, avremo un vuoto che ci fagociterà fino a distruggerci. È uno scenario che ricorda quanto si legge nella Bibbia.

A quali passaggi fa riferimento?

Ad esempio, nel capitolo 7 del libro di Geremia, versetto 34, troviamo: “Io farò cessare nelle città di Giuda e nelle vie di Gerusalemme le grida di gioia e la voce dell’allegria, la voce dello sposo e della sposa, poiché il paese sarà ridotto a un deserto”. E ancora, nell’Apocalisse, capitolo 18 versetti 21-23, si legge: “…e la voce di sposo e di sposa non si udrà più in te”. Ebbene, non vorrei passare per un profeta della malora, ma la società concepita dai fautori del gender, priva della differenza tra uomini e donne che possano unirsi e procreare, diventerebbe un deserto…

Come evitare questo scenario? Scrive il card. Elio Sgreccia nell’introduzione al suo libro: “La migliore confutazione della filosofia decostruttiva del gender sta nella presentazione della positività racchiusa nell’antropologia cristiana”…

Il card. Sgreccia ha colto l’intuizione che sta dietro al mio libro, la quale sgorga dalla frase di Fedor Dostoevskij, “la bellezza salverà il mondo”. Nel testo, dopo aver presentato nel primo capitolo la gender theory, ho cercato di mettere in evidenza la verità e lo splendore della differenza sessuale considerandola a livello filosofico, esegetico, antropologico, biologico e psicologico. Nel corso dei secoli, le varie eresie hanno consentito alla Chiesa di svolgere un’opera di approfondimento per confutarle. Oggi il gender, pur non essendo un’eresia bensì un’ideologia, ci sta dando la possibilità di approfondire la dimensione creaturale della differenza sessuale. È dunque importante agire su due piani: su quello pubblico, attraverso manifestazioni come quella che si terrà in piazza San Giovanni il 20 giugno, e su quello intellettuale. Si tratta di saper cogliere, affrontare e fare tesoro di questa nuova battaglia.

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Federico Cenci

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