All’indomani dell’approvazione del documento europeo – sia pur non vincolante sulle legislazioni nazionali – sul riconoscimento del matrimonio omosessuale, monsignor Nunzio Galantino ribadisce la contrarietà dell’episcopato italiano al ddl Cirinnà e, più in generale, alla teoria del gender e chiarisce la propria posizione sulla manifestazione del prossimo 20 giugno.
Ai microfoni di Radio Vaticana, il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, ha sottolineato che la “raccomandazione” da parte dell’Unione Europea è qualcosa cui non bisogna “doversi adeguare o potersi adeguare”; al contrario rischia solo di fare “danno a quella che, invece, è la bellezza della differenza”.
Quanto al ddl Cirinnà, sebbene risponda “allo spirito del tempo, cioè al modo in cui alcuni vogliono che si pensi”, non risponde certo al sentire di tutti gli italiani e comunque “come credenti e come cittadini italiani”, i vescovi sono contrari sia a tale proposta di legge, sia “ad ogni tentativo di omologazione, di equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale”.
Al tempo stesso, ha aggiunto il numero due della Cei, va “ostacolato in ogni modo il tentativo di scippare in maniera subdola alla famiglia il diritto di educare i figli alla bontà della differenza sessuale”.
Accanto a questo ‘no’, i vescovi italiani e i cattolici tutti “riaffermano con chiarezza e senza tentennamenti il ruolo centrale ed insostituibile della famiglia costituzionale, fatta di padre, madre e figli”.
Rispondendo alle voci che lo descrivevano contrario alla manifestazione nazionale del prossimo 20 giugno, contro il ddl Cirinnà, Galantino si è compiaciuto di un laicato capace di “grandi sensibilità”, “grandi passioni” e “grandi e belle iniziative”, appoggiando quando detto da papa Francesco: “i laici non hanno bisogno dei vescovi pilota”.
Pertanto, ha ribadito, la difesa della famiglia naturale non è pertinenza esclusiva dei laici o dei vescovi ma è “di tutti”, sebbene la “modalità concreta può essere espressa legittimamente in forme diverse”.
A tal proposito, nel corso di un recente incontro tra i rappresentanti di vari “movimenti, nuove comunità e associazioni”, ha avuto luogo “un momento di confronto” da cui è emersa “una diversa valutazione, relativa solo alla modalità con la quale manifestare il proprio chiaro e condiviso dissenso” verso la “dittatura” che il “pensiero unico” vuole imporre attraverso la “gender theory”.
Durante l’incontro, ha spiegato Galantino, c’è chi ha proposto “forme legittime di manifestazioni pubbliche di dissenso” ma, al tempo stesso, c’è stato anche chi, “assolutamente senza negare ogni forma di impegno a favore della famiglia”, ha suggerito proposte che si costruiscono sul “dialogo” e su altre modalità di tutela del “bene comune” e di contrasto alla “cultura individualista”.
Il dato sicuro è che “nessuno nella chiesa cattolica italiana in questo momento, né vescovi né sacerdoti né laici si sognano di dire di “sì”, alzare bandiera bianca – come ha detto qualcuno – rispetto alla Cirinnà, rispetto all’equiparazione di forme di convivenza con la famiglia costituzionale, rispetto all’introduzione subdola della gender theory nella scuola”, ha precisato il segretario generale della Cei.
Anche per questo, sono totalmente “ingiustificate” le “divisioni”, né giova ad alcuno l’“indebolimento della stima reciproca” o tantomeno, le “scomuniche reciproche” e le “aggressioni verbali” contro chi la pensa diversamente.
“Certo, fa tristezza vedere trasformate in derive negative passioni nate invece dal desiderio del bene e di fare il fare il bene”, ha aggiunto monsignor Galantino, tornando infine sull’obiettivo comune da perseguire: contrastare le “derive individualiste”, “in maniera ragionevole” e “cercando il dialogo”. [L.M.]