A quasi una settimana dalla conclusione della sua visita in Libano (4-10 giugno), il cardinale Dominique Mamberti, ne ha raccontato i momenti salienti in un’intervista all’Osservatore Romano.
Il Prefetto della Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica (già segretario per i Rapporti con gli Stati), ha sottolineato la sempre più precaria situazione generale nel paese, “soprattutto a causa della vacanza della presidenza della Repubblica da più di un anno” e del “difficile contesto regionale segnato da tanti conflitti”.
In Libano, Mamberti ha incontrato le più importanti cariche politiche ed ecclesiastiche, colloquiando con le quali, ha avuto conferma della loro “seria preoccupazione per la situazione dei cristiani nella regione e l’esodo di molti di loro”.
In tale contesto il porporato ha fatto presente ai cristiani libanesi “la particolare responsabilità che incombe loro, vista la significativa presenza nella vita della società e la loro partecipazione nelle istituzioni pubbliche e politiche”.
In considerazione della presenza cristiana (la più significativa di tutto il Medio Oriente), il Libano rimane “un modello e un punto di riferimento per altre nazioni”, giocando in passato “un ruolo fondamentale nella vita del Paese” che potrà continuare, se i cristiani libanesi vivranno “la propria identità” e favoriranno “dialogo e unità di intenti”.
Pertanto “la diminuzione o la perdita della presenza cristiana in Libano sarebbe una perdita irreparabile per tutta la regione e non solo per la Chiesa”, ha sottolineato Mamberti.
Il Prefetto della Segnatura Apostolica ha concluso la sua intervista con l’auspicio che i cristiani libanesi non cedano alla “tentazione di mettere al primo posto i propri interessi particolari”.