Archbishop Paul Richard Gallagher

WIKIMEDIA COMMONS

Firmato storico accordo antievasione fiscale tra Santa Sede e Usa

L’intesa servirà a facilitare l’adempienza dei doveri fiscali da parte di cittadini statunitensi che svolgono attività finanziarie in Vaticano. Un nuovo passo verso la trasparenza

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È “uno storico accordo” quello sottoscritto stamane da Santa Sede e Stati Uniti d’America, volto a migliorare gli adempimenti fiscali internazionali e lo scambio di informazioni fiscali in attuazione del Foreign Account Tax Compliance Act statunitense (FATCA). Firmatari sono: per la Santa Sede (anche a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano) mons. Paul Richard Gallagher, pegretario per i Rapporti con gli Stati; per gli Usa, Kenneth F. Hackett, ambasciatore straordinario e plenipotenziario degli Stati Uniti presso la Santa Sede.

Si tratta del primo accordo intergovernativo formale tra i due Stati, che sottolinea l’impegno di entrambe le Parti a promuovere e ad assicurare un comportamento etico nel campo finanziario ed economico. In particolare, come spiega un comunicato, l’intesa servirà a prevenire l’evasione fiscale e a facilitare l’adempienza dei doveri fiscali da parte dei cittadini statunitensi che svolgono attività finanziarie nello Stato Città del Vaticano.

“Assicurare il pagamento delle tasse e prevenire l’evasione fiscale hanno un’importanza economica fondamentale per ogni comunità – sottolinea la nota – poiché un gettito fiscale e una spesa pubblica adeguati sono indispensabili perché i governi diventino strumenti di sviluppo e solidarietà, incoraggino la crescita dell’occupazione, sostengano le attività commerciali e caritative e forniscano sistemi di assicurazione sociale e assistenza volti a proteggere i membri più deboli della società”.

“In un contesto di globalizzazione economica – si legge ancora – è, pertanto, essenziale rafforzare lo scambio di informazioni al fine di prevenire l’evasione fiscale. Il presente accordo si basa dunque sugli standard globali più aggiornati per ridurre l’evasione fiscale offshore attraverso lo scambio automatico di informazioni fiscali”.

Intervenendo, questa mattina, presso la Segreteria di Stato, mons. Gallagher ha ribadito che “la firma di questo accordo è indubbiamente un evento storico. Di fatto, è la prima volta che la Santa Sede e gli Stati Uniti d’America hanno concluso un accordo intergovernativo formale, portando a un livello più alto l’estesa cooperazione e l’amicizia già esistenti tra la Sede Apostolica e il Governo degli Stati Uniti”.

Inoltre, l’oggetto dell’accordo “è di fondamentale importanza sia per la Santa Sede che per gli Stati Uniti”, ha affermato il presule, rimarcando che “ogni persona ha il dovere di contribuire, in carità e giustizia, al bene comune, secondo le proprie capacità e i bisogni degli altri, promovendo e assistendo le istituzioni pubbliche dedicate al miglioramento delle condizioni della vita umana”.  

La sigla di oggi è dunque, secondo l’arcivescovo, un ulteriore passo avanti nella strada percorsa nell’ultimo quinquennio dalla Santa Sede di adottare “standard internazionali più elevati per assicurare trasparenza e legalità nel settore finanziario”, nonché "assicurare e promuovere la legalità, la trasparenza e un comportamento etico nel campo economico e finanziario”.

Da parte sua, Hackett ha espresso grande apprezzamento per “l’impegno della Santa Sede per intensificare la cooperazione nel promuovere la trasparenza finanziaria globale attraverso il miglioramento degli adempimenti fiscali internazionali”. Anch’egli ha ribadito che “la firma odierna segna un passo importante negli sforzi compiuti dagli Stati Uniti come anche dalla Santa Sede, di collaborare per uno standard globale per combattere l’evasione fiscale offshore. Si allinea anche al nostro mutuo impegno a lavorare insieme per individuare, impedire e scoraggiare abusi fiscali offshore attraverso una maggiore trasparenza e un aumento delle denunce”.

Insieme si può quindi “costruire un sistema finanziario globale più forte, più stabile e più responsabile”, che contrasti l’evasione fiscale offshore divenuta “una preoccupazione urgente”. “Di tutte le misure che si potrebbero prendere per eliminare la povertà nel mondo, porre fine all’evasione fiscale sarebbe forse tra le opzioni più efficaci”, ha sottolineato l’ambasciatore, ricordando che “ogni anno, l’evasione fiscale priva governi di ogni grandezza di risorse necessarie per finanziare servizi pubblici e investimenti”. 

Pertanto, “poiché l’accesso alle informazioni da altri Paesi e altre giurisdizioni è di fondamentale importanza per la piena ed equa attuazione delle leggi fiscali interne statunitensi, lo scambio d’informazioni è una grande priorità per gli Stati Uniti”, ha concluso. 

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ZENIT Staff

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