Il viaggio di Vladimir Putin in Italia consente al presidente della Federazione russa di recarsi anche in Vaticano, dove nel pomeriggio di domani avrà un colloquio con Papa Francesco. In poco più di due anni di pontificato, Bergoglio apre già per la seconda volta la porta delle mura leonine al rappresentante del Cremlino. E lo fa in una fase storica in cui i leader occidentali sembrano invece meno propensi a stabilire un contatto amichevole con la Russia, come dimostrano i toni usati nel corso del G7 in Germania dal presidente statunitense Barack Obama e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.
Ma c’è un’immagine, forse, che racconta meglio di tutte la solida base su cui poggia il nuovo asse tra Santa Sede e Russia: è quella di Putin che, durante la scorsa visita in Vaticano il 25 novembre 2013, si fa il segno della croce e bacia l’icona mariana appena donata al Papa, il quale compie lo stesso gesto. Simbolo di un legame che ha radici più profonde del mero rapporto diplomatico. Di questo e di altri aspetti della Russia di Putin, ZENIT ne ha parlato con Fabrizio Di Ernesto, esperto di tematiche geopolitiche e autore del saggio di recente uscita Santa madre Russia – Putin e la presenza di Mosca sullo scacchiere internazionale.
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Dott. Di Ernesto, nel suo libro identifica nello sfruttamento di petrolio e gas l’elemento che dalla caduta del Muro di Berlino ad oggi ha consentito alla Russia di tornare al suo “antico splendore”. Ritiene che in questo senso abbia giocato un ruolo anche la religione, dopo anni di ateismo di Stato?
La religione, nello specifico la dottrina cristiana sia nella variante ortodossa che in quella cattolica, è stata abilmente utilizzata da Putin per rilanciare l’unità nazionale e ridisegnare la nuova civiltà russa. Se il capitalismo derivante da gas e petrolio ha poco o nulla a che vedere con la religione, il Presidente russo ha poi sfruttato in modo anche propagandistico gli introiti derivanti da queste ricchezze per rilanciare lo Stato sociale e l’assistenzialismo verso le fasce più deboli della popolazione. Se prima ciò avveniva perché correlato all’ideologia comunista, oggi i più bisognosi si rivolgono e vengono aiutato presso le strutture della Chiesa ortodossa, che è tornata a recitare un ruolo decisivo nelle sorti del Paese.
Lei pone l’accento sui rapporti tesi tra Occidente e Federazione Russa. È verosimile ritenere che uno dei motivi di questa acredine, specie con gli Stati Uniti, sia l’opposto atteggiamento dei due Paesi nei confronti di quelli che vengono definiti i “nuovi diritti” e nei confronti del ruolo svolto dalla religione nell’ambito pubblico?
L’Occidente critica la Russia accusandola di non rispettare i diritti umani, puntando in particolare l’accento sulla norma che vieta la propaganda gay. Non so quanto siano “nuovi”, ma posso affermare che la Russia è molto attenta però ai diritti sociali. Uno dei fiori all’occhiello della sanità russa è l’assistenza alle donne in gravidanza dopo che per decenni l’aborto era utilizzato quasi come metodo contraccettivo principale. Entro il 2017 il governo realizzerà circa 25 milioni di metri quadrati di nuove abitazioni per le fasce più deboli della società. Politiche sociali che in Occidente sono ormai state dimenticate. E contrariamente a quanto si dice i gay non sono perseguitati, la sessualità rientra nella sfera della vita privata e come tale è tutelata, solo vengono evitate manifestazioni di dubbio gusto come i gay pride.
Dunque in Russia non esiste il problema dei diritti umani, malgrado il tema venga periodicamente a galla sui media occidentali?
Sicuramente il Presidente russo non è un liberale ma non è nemmeno quel dittatore dipinto dai nostri giornali. Lui sta ridisegnando la società russa e utilizza come base di partenza le fondamenta della tradizione moscovita, ovvero la patria, la famiglia, la religione e la cultura. Forse l’Occidente dovrebbe occuparsi di più di ciò che avviene in casa propria piuttosto che preoccuparsi della pagliuzza nell’occhio di Putin.
Tensioni con l’Occidente che si sono acuite con la crisi ucraina. In una recente intervista al Corriere della Sera il presidente russo Vladimir Putin ha respinto fermamente le accuse di essere un aggressore. Lei è d’accordo?
La questione ucraina è molto complessa. Quando l’impero sovietico si è dissolto Michail Gorbaciov e Bush senior hanno stretto un accordo informale molto importante: Mosca si sarebbe aperta alla democrazia, al liberismo, ai grandi finanziatori internazionali e Washington avrebbe evitato di seminare missili e basi militari intorno alla Russia. Nel corso degli anni però la Nato ha compiuto un’opera di accerchiamento e quando è stata ventilata l’ipotesi di armare l’Ucraina la Russia ha riportato la Crimea nei suoi confini, anche perché lì si trova la base russa di Sebastopoli e Putin non poteva perderla. Dopo anni in cui sono spesso scoppiate ai confini con la Russia rivoluzioni colorate in chiave anti-russa e filo americana, lui non ha fatto altro che facilitare una controrivoluzione in suo favore. Non credo sia un aggressore, provocato ha reagito; solo che poi come sempre capita la guerra ha coinvolto, loro malgrado, le popolazioni civili della regione.
Domani l’incontro tra papa Francesco e Vladimir Putin. Su quali temi c’è maggiore convergenza, oggi, tra Santa Sede e Federazione Russa?
Sicuramente il rispetto delle tradizioni sociali e l’assistenza alle fasce più deboli della società. Altro punto su cui le due parti convergono è costituito dalla necessità di evitare nuovi eccidi in Siria. Putin è l’unico tra i leader internazionali ad aver più volte proposto di aiutare i cristiani che si trovano in Medio Oriente.
In un pezzo su Avvenire, l’ex ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha posto attenzione sul clima da guerra fredda che si respira intorno al G7 riunito in queste ore, dove si percepisce una rediviva ostilità nei confronti della Russia. La Santa Sede può svolgere un ruolo di mediazione tra i due “blocchi”?
Sicuramente l’intento di papa Bergoglio è di invitare le parti al dialogo. Temo tuttavia che sarà uno sforzo vano, almeno per ora. Il clima a livello diplomatico non è dei migliori. L’Europa, andando contro i propri interessi, si è accodata agli Usa nelle sanzioni contro la Russia. La Santa Sede oggi è su posizioni più vicine alla Russia che all’Occidente su molti temi, ma a mio avviso il Pontefice non sembra in grado di avvicinare le due parti. L’unica possibilità a mio avviso sarebbe quella di riuscire a rompere il fronte anti Putin persuadendo l’Italia e la Germania, i Paesi più penalizzati dalle sanzioni, a schierarsi con lui riportando Mosca al tavolo delle trattative. Ma per il momento la strada è tutta in salita.