Il titolo della prossima enciclica di papa Francesco sarà «Laudato sii», ossia l’inizio del Cantico delle creature di Francesco d’Assisi. Non meraviglia che tale documento pontificio abbia questo titolo visto che toccherà un tema attualmente cruciale, ossia il rispetto e la custodia del creato. Di conseguenza un modo per comprendere meglio tale enciclica è approfondire il testo della lauda composta dall’Assisiate leggendo uno dei migliori commenti, ossia quello proposto da Carlo Paolazzi, l’autore dell’attuale edizione critica degli Scritti di Francesco d’Assisi. Sotto un brano di tale approfondimento (C. Paolazzi, Il cantico di frate sole, Ed. Porziuncola, Assisi, pp. 116, euro 7,00) che unisce profondità a semplicità.
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Nel definire da vicino il volto fraterno degli elementi, Francesco prosegue la linea già avviata, per la quale «nel Cantico le creature rivelano Dio non tanto per ciò che sono in se stesse, metafisicamente, ma soprattutto per come si mostrano all’uomo e per ciò che esse fanno per l’uomo». Anche nel caso di acqua e fuoco, la serie delle doti creaturali rispetta una gerarchia estesa all’intero Cantico, per la quale il primo tocco descrittivo spetta alla funzione che ogni singola creatura svolge all’interno dell’universo: il mondo sarebbe un immenso deserto, senza sorella acqua «la quale è molto utile», e le ore prive di fratello sole un vuoto tenebroso, senza fratello fuoco «per lo quale enallumini la nocte»…
C’è dunque nella lauda di Francesco un’attenzione ininterrotta al concreto, espressa con modalità ugualmente lontane dal realismo moderno come da certo simbolismo medievale: ogni creatura possiede un volto e un canto inconfondibile, che la rende vera e amabile per se stessa, e tuttavia ogni creatura rinvia a una realtà più grande, che è dentro e al di sopra delle cose, presenza misteriosa che si apre allo sguardo contemplativo dei puri di cuore. Il Cantico di Francesco è solo un’eco della voce delle creature, come già Tommaso da Celano aveva riassunto con parole illuminanti che ora riascoltiamo: «Nelle cose belle riconosce la Bellezza Somma, e tutto ciò che è buono grida a lui: “Chi ci ha creati è infinitamente buono”»
Dio traspare attraverso la sua creazione, la parola di lode che riporta ogni bene alla sua fonte originaria si carica di vibrazioni religiose, canta Lui e il suo dominio amoroso sul mondo.