Dalla fine del 2014, quasi 1.500 bambini sono stati rapiti e, in molti casi, utilizzati come scudi umani dai miliziani del gruppo fondamentalista di Boko Haram in Camerun. La denuncia – raccolta da L’Osservatore Romano – arriva da Najat Rochdi, coordinatrice dell’Onu nel Paese africano: “Il metodo che utilizzano è disumano”, precisa la funzionaria delle Nazioni Unite, spiegando che, in base alle informazioni in suo possesso, “bambini tra gli otto e i dodici anni sono stati inviati dai fondamentalisti a combattere in prima linea” contro l’esercito camerunense, altri vengono invece destinati a lavori pesanti e alla ricerca di cibo e acqua per i combattenti.
Le azioni di Boko Haram in Camerun sono cominciate a luglio dello scorso anno, in particolare nella regione dell’estremo nord. Il Governo di Yaoundé ha inviato truppe contro i miliziani, mobilitando il suo battaglione d’intervento rapido.
Nel frattempo – sottolinea il quotidiano – è salito a 45 il numero delle vittime dell’attentato dinamitardo di ieri al mercato di Yola, capitale dello Stato federato di Adamawa, che insieme a quelli di Borno e di Yobe costituisce la roccaforte dei terroristi di Boko Haram nella Nigeria nord-orientale. I feriti sono oltre cinquanta, molti dei quali ricoverati in gravi condizioni.