Pope Francis meets participants in the general assembly of Pontifical Mission Societies

ANSA

Francesco alle POM: "I soldi sono di aiuto ma possono diventare anche la rovina della Missione"

Il Papa mette in guardia le Pontificie Opere Missionarie dalla “tentazione” di diventare una Ong ed esorta a non lasciare nessuna periferia priva della luce del Vangelo

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Prima il grazie per il servizio reso alla Chiesa nel “realizzare il mandato missionario di evangelizzare le genti fino agli estremi confini della terra”. Poi il duro monito “a non cadere nella tentazione di diventare una ONG, un ufficio di distribuzione di sussidi ordinari e straordinari”, perché “i soldi sono di aiuto ma possono diventare anche la rovina della Missione”. 

Il Papa offre ‘il bastone e la carota’ alle Pontificie Opere Missionarie, richiamando i partecipanti all’assemblea generale, svoltasi in questi giorni a Roma, alle “sorgenti” della stessa opera missionaria che è principalmente opera di Gesù Cristo, e non di sforzi umani. 

“Il primo modo di morire è quello di dare per scontate le ‘sorgenti’, cioè Chi muove la Missione”, spiega infatti il Papa. Mette in guardia perciò dal pericolo del “funzionalismo”, che “quando si mette al centro oppure occupa uno spazio grande, quasi come se fosse la cosa più importante”, porta “alla rovina”. E “per favore – aggiunge – con tanti piani e programmi non togliete fuori Gesù Cristo dall’Opera Missionaria, che è opera sua. Una Chiesa che si riduca all’efficientismo degli apparati di partito è già morta, anche se le strutture e i programmi a favore dei chierici e dei laici ‘auto-occupati’ dovessero durare ancora per secoli”.

È chiaro, quindi, che “non è possibile una vera evangelizzazione se non nell’energia santificatrice dello Spirito Santo, il solo capace di rinnovare, scuotere, dare impulso alla Chiesa in un’audace uscita fuori di sé per evangelizzare tutti i popoli”, afferma il Papa. Un compito, questo, fondamentale, perché “l’umanità ha tanto bisogno del Vangelo, fonte di gioia, di speranza e di pace”.
 
L’annuncio del Vangelo è infatti “la prima e costante preoccupazione della Chiesa”, “il suo impegno essenziale”, nonché “la sua sfida maggiore, e la fonte del suo rinnovamento”. Ai membri della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e Direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, spetta dunque, “per vocazione e per ministero”, un compito “impegnativo e privilegiato”. Perché, evidenzia Bergoglio, “dalla missione evangelizzatrice, dalla sua intensità ed efficacia deriva anche il vero rinnovamento della Chiesa, delle sue strutture e della sua attività pastorale”. “Senza l’inquietudine e l’ansia della evangelizzazione – soggiunge – non è possibile sviluppare una pastorale credibile ed efficace, che unisca annuncio e promozione umana”.

Il Pontefice esorta poi le POM ad “accompagnare la vita delle Chiese giovani sparse nel mondo”, spesso povere di risorse, e a conoscere “le meraviglie che lo Spirito” opera nell’umanità attraverso di loro, “anche attraverso le difficoltà e le persecuzioni che esse subiscono per la loro fedeltà e testimonianza alla Parola di Dio e nella difesa dell’uomo”. Proprio in quelle periferie umane. dice il Santo Padre, “la Chiesa è chiamata ad uscire per le strade e ad andare incontro a tanti nostri fratelli e sorelle che vivono senza la forza, la luce e la consolazione di Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita”. 

Esse, prosegue, “per il carisma che le caratterizza, sono attente e sensibili alle necessità dei territori di missione e, in particolare, ai gruppi umani più poveri. Sono strumenti di comunione tra le Chiese, favorendo e realizzando una condivisione di persone e di risorse economiche. Sono impegnate a sostenere seminaristi, presbiteri e religiose delle giovani Chiese dei territori di missione nei Collegi Pontifici”.

“Davanti ad un compito così bello e importante che ci sta davanti – conclude il Papa – la fede e l’amore di Cristo hanno la capacità di spingerci ovunque per annunciare il Vangelo dell’amore, della fraternità e della giustizia. E questo si fa con la preghiera, con il coraggio evangelico e con la testimonianza delle beatitudini”.

Francesco si congeda chiedendo ai presenti di pregare insieme l’Angelus; prima, però, affida tutti alla Vergine Maria, stella dell’Evangelizzazione, perchè – è il suo auspicio – “la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce”. 

 

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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