Prima il grazie per il servizio reso alla Chiesa nel “realizzare il mandato missionario di evangelizzare le genti fino agli estremi confini della terra”. Poi il duro monito “a non cadere nella tentazione di diventare una ONG, un ufficio di distribuzione di sussidi ordinari e straordinari”, perché “i soldi sono di aiuto ma possono diventare anche la rovina della Missione”.
Il Papa offre ‘il bastone e la carota’ alle Pontificie Opere Missionarie, richiamando i partecipanti all’assemblea generale, svoltasi in questi giorni a Roma, alle “sorgenti” della stessa opera missionaria che è principalmente opera di Gesù Cristo, e non di sforzi umani.
“Il primo modo di morire è quello di dare per scontate le ‘sorgenti’, cioè Chi muove la Missione”, spiega infatti il Papa. Mette in guardia perciò dal pericolo del “funzionalismo”, che “quando si mette al centro oppure occupa uno spazio grande, quasi come se fosse la cosa più importante”, porta “alla rovina”. E “per favore – aggiunge – con tanti piani e programmi non togliete fuori Gesù Cristo dall’Opera Missionaria, che è opera sua. Una Chiesa che si riduca all’efficientismo degli apparati di partito è già morta, anche se le strutture e i programmi a favore dei chierici e dei laici ‘auto-occupati’ dovessero durare ancora per secoli”.
Il Pontefice esorta poi le POM ad “accompagnare la vita delle Chiese giovani sparse nel mondo”, spesso povere di risorse, e a conoscere “le meraviglie che lo Spirito” opera nell’umanità attraverso di loro, “anche attraverso le difficoltà e le persecuzioni che esse subiscono per la loro fedeltà e testimonianza alla Parola di Dio e nella difesa dell’uomo”. Proprio in quelle periferie umane. dice il Santo Padre, “la Chiesa è chiamata ad uscire per le strade e ad andare incontro a tanti nostri fratelli e sorelle che vivono senza la forza, la luce e la consolazione di Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita”.
Esse, prosegue, “per il carisma che le caratterizza, sono attente e sensibili alle necessità dei territori di missione e, in particolare, ai gruppi umani più poveri. Sono strumenti di comunione tra le Chiese, favorendo e realizzando una condivisione di persone e di risorse economiche. Sono impegnate a sostenere seminaristi, presbiteri e religiose delle giovani Chiese dei territori di missione nei Collegi Pontifici”.
“Davanti ad un compito così bello e importante che ci sta davanti – conclude il Papa – la fede e l’amore di Cristo hanno la capacità di spingerci ovunque per annunciare il Vangelo dell’amore, della fraternità e della giustizia. E questo si fa con la preghiera, con il coraggio evangelico e con la testimonianza delle beatitudini”.
Francesco si congeda chiedendo ai presenti di pregare insieme l’Angelus; prima, però, affida tutti alla Vergine Maria, stella dell’Evangelizzazione, perchè – è il suo auspicio – “la gioia del Vangelo giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia sia priva della sua luce”.