Don, papa Francesco ha definito la teoria del gender “un errore della mente umana”. Che significa?
Papa Francesco ha il dono di riassumere in poche parole concetti profondi; questo a volte può generare incomprensioni in persone prevenute, o nei titoli di certi giornali… Però ha il merito inestimabile di obbligare a una riflessione seria, se siamo davvero interessati a capire il pensiero del Pontefice. L’espressione “errore della mente umana”, non l’ha inventata lui; si ritrova in teologia morale, in filosofia e in psicologia, nel contesto del rapporto tra le nostre capacità cognitive e la realtà. Non si riferisce a un errore qualsiasi: infatti nel processo di conoscenza siamo sempre esposti a sbagliare, anzi, la conoscenza umana procede naturalmente per approssimazione: “sbagliando s’impara”. Si riferisce invece a un errore strutturale, di principio, per cui, commesso quello, non possiamo imparare più nulla della realtà, ma restiamo prigionieri dell’errore.
Eppure la teoria del gender ormai è condivisa da tutti…
Questa adesione generalizzata per sé non è della gente, ma dei mezzi di comunicazione e delle potenze finanziarie e politiche, e non dimostra la giustezza della teoria. Anzi, i processi stessi di omologazione mediatica ne testimoniano indirettamente la falsità. La conoscenza della realtà è complessa, problematica, non può essere ridotta a uno schema semplicistico, allo slogan: “maschile e femminile sono una costruzione culturale, la natura non c’entra…”. Uno slogan non ammette sfumature, per questo può prestarsi a giustificare gli sviluppi più aberranti.
Dicono però che solo gli omofobi e i cattolici integralisti vi si oppongono…
È evidente che non è una questione religiosa, e tanto meno si tratta di discriminare gli omosessuali. Ma l’unico modo di promuovere una menzogna è zittire chi dice la verità. È un bisogno tipico degli “errori della mente umana”: non se ne può discutere, altrimenti ne emerge subito l’inconsistenza. Il nazismo e il comunismo sono buoni esempi di questi errori strutturali: una teoria vale più del dato reale. Quindi, poiché il reale, uomini compresi, non corrisponde alla teoria, va manipolato o eliminato. Anche quelle vecchie ideologie venivano inculcate ai bambini nelle scuole, come si vuole fare oggi con il gender. Infatti gli errori della mente umana hanno bisogno dell’imposizione, della calunnia e della violenza per sopravvivere alla realtà, non c’è altra via. Alla fine, certo, soccombono, ma a che prezzo!
Eppure la teoria del gender sembra il punto più evoluto della cultura occidentale. Opporsi significa essere retrogradi.
Il valore di una cultura è dato dalla sua capacità di interpretare il reale, di costituire cioè una relazione armonica tra le persone, la società e il mondo. Ora noi siamo in una cultura che nega il valore del reale, fino a considerarlo un dato negativo, e attribuisce a se stessa la capacità e il diritto di generare un’ alternativa al dato reale: il nemico è la realtà stessa con le sue evidenze. Ma una costruzione mentale in contrasto assoluto con la realtà si chiama delirio: non siamo più in una cultura, ma in un delirio! Nel nostro caso: un delirio di onnipotenza. Opporsi a una tal cosa non è questione di progressisti o conservatori. Significa semplicemente mantenere un equilibrio psichico.
Ma sembra che chi si oppone sia sconfitto in partenza: guarda l’Irlanda!
Il problema dell’Irlanda è semplicemente che la gente non sa più cos’è un matrimonio. È chiaro che i mezzi di cui dispone il gender per confondere e diffondersi sono incomparabilmente più efficaci di qualunque tentativo di opposizione. Tuttavia è questo il tempo di fare resistenza, di combattere centimetro per centimetro con le armi della ragione, ma anche semplicemente dell’evidenza. Ogni famiglia che mostra la bellezza del matrimonio vero è un pugno allo stomaco dei gran sacerdoti del pensiero unico. Questa resistenza, apparentemente inutile e marginale, sgretolerà il gigantesco idolo dai piedi di argilla che è la teoria del gender. Quando? non so. Speriamo presto.