Nel pomeriggio di mercoledì 10 giugno, Papa Francesco riceverà in udienza il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. Lo conferma il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ricordando che il Pontefice aveva già ricevuto Putin il 25 novembre 2013. Quello stesso giorno, il Capo di Stato visiterà l’Expo di Milano, in occasione della ‘Giornata russa’ nell’ambito dell’esposizione. Previsto anche un incontro con il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, e con il premier, Matteo Renzi.
L’eventualità di un incontro tra Putin e Francesco era stata già anticipata dal vaticanista Giuseppe Rusconi in un articolo pubblicato il 1° giugno sul blog RossoPorpora, dove – citando fonti bene informate – affermava che era “grande desiderio” del presidente incontrare nuovamente il Papa. Il desiderio di Putin è ben comprensibile, osserva Rusconi, per la necessità di sfuggire all’isolamento in cui da mesi vogliono confinarlo diversi Paesi occidentali, interessati per ragioni politiche ed economiche a un indebolimento del presidente russo.
Nell’analisi il giornalista spiegava inoltre che l’irrisolta questione ucraina continua, a dispetto degli accordi di Minsk, a mietere vittime da una parte e dall’altra: è un conflitto tra fratelli che il Papa ha giustamente denunciato nell’Udienza generale del 4 febbraio scorso. L’arcivescovo maggiore della Chiesa ucraina greco-cattolica, Svjatoslav Shevchuk, lancia ricorrenti appelli a Roma perché intervenga con decisione contro quella che ritiene “l’invasione russa” del Paese.
La settimana scorsa il ministro degli esteri Pavel Klimkin ha poi incontrato a Roma lo stesso Shevchuk e ha di nuovo invitato il Papa a visitare l’Ucraina. Ma per il momento non se parla, anche perché l’agenda di Francesco è già carica di appuntamenti importanti: tuttavia può darsi che il Segretario di Stato cardinale Parolin possa recarsi in tempi non lontani, dopo Minsk, anche a Kiev, sempre con l’intenzione di tessere la tela fragilissima di una vera tregua e di un’auspicabile pace in quello scacchiere.
Il 5 maggio – si sottolineava nell’articolo – il patriarca ortodosso Kirill ha rilevato che “papa Francesco e il Segretario di Stato hanno adottato una posizione apprezzabile sulla questione ucraina, evitando pronunciamenti unilaterali e chiedendo la fine della guerra fratricida”. Jorge Mario Bergoglio rassicura poi gli ortodossi russi per il suo atteggiamento contro “il proselitismo”, tradizionale spina nel fianco dei rapporti Roma-Mosca.
Tra la Russia e il Vaticano permangono poi interessi oggettivamente convergenti nella questione mediorientale: ambedue puntano a una soluzione negoziata dei diversi conflitti regionali, in modo da dare una minima stabilità all’area così da riuscire a mantenere in essa una presenza cristiana, purtroppo ormai molto ridotta (salvo che in Libano). Per la Russia poi occorre evitare che l’Isis riesca a mettere in pericolo le frontiere nazionali e che si crei in qualche modo una convergenza tra Turchia e fondamentalismo islamico in grado di destabilizzare alcune parti del Paese e rendere problematico l’accesso russo al Mediterraneo.
Altra assonanza c’è tra Russia e Vaticano sul tema dei ‘valori non negoziabili’, da difendere e promuovere in sede internazionale. La valutazione espressa dal cardinale Parolin a proposito del referendum irlandese pro- ‘matrimonio gay’ (“anche una sconfitta per l’umanità”) non lascia dubbi sull’atteggiamento in materia della Santa sede, a dispetto degli alti lai levatisi da settori ‘progressisti’ o da questo o quel vescovo irlandese o tedesco.
Secondo Giuseppe Rusconi, c’è poi un altro motivo che renderebbe interessante il nuovo incontro a breve tra Francesco e Putin. Si sa del grande interesse della Santa Sede a una ‘normalizzazione’ dei rapporti con il gigante cinese. E si sa che, respinto come ‘indesiderato’ da buona parte delle potenze occidentali, Putin coltiva sempre più i rapporti con le Potenze asiatiche, tra le quali primeggia proprio la Cina. Il cui presidente Xi Jinping, a Mosca per le celebrazioni, l’8 maggio, del 70° della vittoria sul nazismo, ha addirittura pubblicamente lodato la Chiesa ortodossa russa per aver contribuito in modo rilevante alla guerra unitaria contro il nazismo. Si può legittimamente pensare che Putin possa dunque diventare un alleato importante anche per la ‘costruzione’ di rapporti diplomatici fruttuosi tra Vaticano e Cina.
Infine, nell’ambito dei rapporti tra cattolici e ortodossi russi, il vaticanista ricorda la recente visita del cardinale Kurt Koch a Belgrado, sede di un Patriarcato da sempre vicino a quello di Mosca, in nome della ‘fratellanza slava’. Il presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani ha incontrato per l’occasione sia il patriarca Ireneo che il presidente della Repubblica Tomislav Nikolic: in ambedue le occasioni si è prospettata una visita del Papa in Serbia. Forse propedeutica all’agognato incontro tra Francesco e Kirill?