“Disgregarci”… “svilirci”… Francesco quasi sussurra queste forti parole nella sua omelia per la Messa del Corpus Domini, celebrata nel tardo pomeriggio sul sagrato della basilica di San Giovanni in Laterano. Le sussurra, pur consapevole della forza che esse racchiudono, indicando l’atteggiamento con cui il cristiano rischia di rifiutare e rendere vano il sacrificio “di amore infinito” compiuto da Cristo.
«Riconoscete in questo pane, Colui che fu crocifisso; nel calice, il sangue sgorgato dal suo fianco. Prendete e mangiate il corpo di Cristo, bevete il suo sangue: poiché ora siete membra di Cristo. Per non disgregarvi, mangiate questo vincolo di comunione; per non svilirvi, bevete il prezzo del vostro riscatto», recita infatti il responsorio della seconda lettura dell’Ufficio delle Letture di oggi, da cui il Papa trae spunto per la sua riflessione.
“Che cosa significa, oggi, disgregarci e svilirci?”, domanda Bergoglio. “Noi – spiega – ci disgreghiamo quando non siamo docili alla Parola del Signore, quando non viviamo la fraternità tra di noi, quando gareggiamo per occupare i primi posti – gli arrampicatori, eh! – quando non troviamo il coraggio di testimoniare la carità, quando non siamo capaci di offrire speranza”.
Ci sviliamo invece, ovvero “annacquiamo la nostra identità cristiana”, quando ci lasciamo “intaccare dalle idolatrie del nostro tempo: l’apparire, il consumare, l’io al centro di tutto”; ma anche “l’essere competitivi, l’arroganza come atteggiamento vincente, il non dover mai ammettere di avere sbagliato o di avere bisogno”. Tutto questo, dice il Papa, “ci rende cristiani mediocri, tiepidi, insipidi, pagani”.
A questo doppio veleno che inietta il mondo c’è tuttavia un doppio antidoto: il pane e il vino, simbolo del corpo spezzato e del sangue versato dal Figlio di Dio per ogni uomo. “L’Eucaristia ci permette di non disgregarci, perché è vincolo di comunione, è compimento dell’Alleanza, segno vivente dell’amore di Cristo che si è umiliato e annientato perché noi rimanessimo uniti”, afferma il Santo Padre.
Partecipandovi e nutrendoci di essa, “noi siamo inseriti in un cammino che non ammette divisioni”, perché il Cristo presente nelle due specie “esige che la forza dell’amore superi ogni lacerazione, e al tempo stesso che diventi comunione anche con il più povero, sostegno per il debole, attenzione fraterna a quanti fanno fatica a sostenere il peso della vita quotidiana, che sono in pericolo di perdere la fede”, sottolinea il Santo Padre.
Come i discepoli, dunque, che attraverso questo “viatico” ricolmo di grazia ricevettero “tutto il necessario per il loro cammino lungo la storia, per estendere a tutti il regno di Dio”, anche noi oggi riceviamo “luce e forza” dal dono che Gesù ha fatto di sé, immolandosi volontariamente sulla croce. “Questo Pane di vita è giunto fino a noi!”, esclama Francesco, e “non finisce mai lo stupore della Chiesa davanti a questa realtà. Uno stupore che alimenta sempre la contemplazione, l’adorazione, la memoria”.
Allora per non “disgregarci” e non “svilirci”, rimarca il Pontefice, guardiamo a Cristo che “ha versato il suo Sangue come prezzo e come lavacro, perché fossimo purificati da tutti i peccati”. “Abbeveriamoci alla sua fonte”, esorta, “per essere preservati dal rischio della corruzione”.
In tal modo potremo sperimentare “la grazia di una trasformazione”: ovvero la nostra natura, che rimarrà sempre quella di “poveri peccatori”, ma che verrà restituita di libertà e dignità grazie al Sangue di Cristo. “Senza nostro merito”, aggiunge il Papa, ma “con sincera umiltà”, “potremo portare ai fratelli l’amore del nostro Signore e Salvatore”: “Saremo i suoi occhi che vanno in cerca di Zaccheo e della Maddalena; saremo la sua mano che soccorre i malati nel corpo e nello spirito; saremo il suo cuore che ama i bisognosi di riconciliazione e di comprensione”. E così “impariamo che l’Eucarestia non è un premio per i buoni”, aggiunge a braccio il Pontefice, bensì “per i deboli, i peccatori”, “è il viatico che ci aiuta ad andare, a camminare”.
La festa del Corpus Domini, dunque, è il momento non solo per celebrare questo mistero, “ma anche di lodarlo e cantarlo per le strade della nostra città”; in modo particolare, attraverso la processione che il Papa auspica possa essere occasione per “esprimere la nostra riconoscenza per tutto il cammino che Dio ci ha fatto percorrere attraverso il deserto delle nostre povertà, per farci uscire dalla condizione servile”.
Camminando lungo la strada fino a Santa Maria Maggiore, raccomanda infine Bergoglio, “sentiamoci in comunione con tanti nostri fratelli e sorelle che non hanno la libertà di esprimere la loro fede nel Signore Gesù. Sentiamoci uniti a loro: cantiamo con loro, lodiamo con loro, adoriamo con loro”. Anche, conclude, “veneriamo nel nostro cuore quei fratelli e sorelle ai quali è stato chiesto il sacrificio della vita per fedeltà a Cristo”. “Il loro sangue – è la preghiera del Papa – unito a quello del Signore, sia pegno di pace e di riconciliazione per il mondo intero. E non dimentichiamo: per non disgregarvi, mangiate questo vincolo di comunione, per non svilirvi, bevete il prezzo del vostro riscatto”.