L’educazione in famiglia come antidoto contro l’estremismo violento e l’impegno contro la fame nel mondo. Su questi temi si è snodato il discorso pronunciato nel Palazzo di Vetro di New York da mons. Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede all’Onu, durante un dibattito sul ruolo dei giovani nel contrasto all’estremismo e per la promozione della pace.
Ricordando che la famiglia “è la prima educatrice dei bambini”, il presule ha invitato gli Stati a sostenere le famiglie negli “sforzi per educare i bambini e i giovani ai valori del dialogo e del rispetto degli altri”, affinché resistano a ciò che solo “in un primo momento” può sembrare una interessante chiamata a una “causa superiore” e a un’“avventura” con i gruppi estremisti.
Chiamata che sempre più spesso – ha ricordato l’osservatore vaticano – giunge dalla Rete, luogo che può sì servire per “entrare in contatto, fare amicizia e conoscere le grandi culture e tradizioni” di tutto il mondo. Tuttavia, ha sottolineato mons. Auza, “questi grandi progressi tecnologici possono anche essere manipolati per diffondere messaggi di odio e violenza”. Le cause vanno ricercate in una crisi di “identità socio-culturale”, di “mancata integrazione”, di “alineazione e insoddisfazione”, ma anche di rottura con le proprie famiglie d’origine.
La crisi dei valori alligna anche nell’allontamento dei giovani dall’educazione religiosa. Essendo la religione custode di “tali sistemi di valori”, le politiche “che cercano di ridurre al minimo o eliminare” la sua influenza potrebbero “lasciare il giovane disorientato, alienato, marginalizzato”, facile preda del messaggio dei gruppi estremisti.
La riunione al Palazzo di Vetro è stata anche occasione, per mons. Auza, di ricordare i “progressi compiuti negli ultimi due decenni” dalla Santa Sede per sollevare dalla povertà 660 milioni di persone nel mondo. C’è però bisogno di “maggiori sforzi” per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) “per tutti i Paesi” alla luce dei più recenti dati della Banca Mondiale: 1,2 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso all’elettricità, 870 milioni sono malnutrite e 780 milioni sono senza accesso ad acqua pulita e potabile.
Una soluzione risiede nell’aumento delle risorse finanziarie. Auza ha infatti ricordato che un aumento degli investimenti potrà contribuire ad assicurare maggiori servizi a chi è oggi in condizione di particolare difficoltà.