Nei giorni scorsi il patriarca Mar Louis Raphael I Sako ha compiuto una visita ufficiale in Turchia, incontrando fedeli e visitando luoghi di culto della tradizione caldea in terra ottomana. Fra i momenti salienti del viaggio – sottolinea l’agenzia Asia News – il faccia a faccia con Bartolomeo I al Fanar, il quartiere greco di Istanbul dove sorge la cattedrale di San Giorgio, avvenuto il 22 aprile. L’incontro ha confermato il legame di vicinanza e solidarietà fra Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e la Chiesa caldea, vittima da tempo di violenze e persecuzioni da parte delle frange islamiste e dei jihadisti in Iraq.
Bartolomeo I ha accolto con tutti gli onori il patriarca Sako e la delegazione caldea, esprimendo “vicinanza” ai cristiani in Iraq, che vivono “circostanze difficili”. Ha quindi sottolineato il desiderio che possa tornare a “regnare la pace nella regione”, usando le stesse espressioni utilizzate pochi mesi fa da papa Francesco nel suo viaggio apostolico in Turchia: “Non è possibile immaginare un Medio Oriente senza cristiani”.
In risposta, Mar Sako ha ringraziato per l’accoglienza e per la preghiera e, in particolare, per la decisione del patriarcato ecumenico di aprire le porte agli immigrati che “possono così celebrare la messa”. Sua beatitudine ha anche sottolineato l’importanza “dell’unità dei cristiani”, perché “nell’unità è la nostra salvezza, la nostra forza”. I due leader cristiani hanno anche affrontato il tema della unificazione delle feste cristiane, come testimonianza di unità e fraternità.
Ad accompagnare il patriarca Sako nel suo viaggio vi erano il vescovo ausiliare di Baghdad mons. Basilio Yaldo, il vescovo caldeo d’America mons. Francis Kalabat e mons. Francois Yakan, vicario patriarcale in Turchia. Prima di incontrare Bartolomeo I, la delegazione caldea nei giorni precedenti aveva visitato alcuni fra i luoghi più importanti della storia della chiesa caldea locale. Fra questo l’antica cattedrale caldea di Diyarbakir, sede del primo patriarca caldeo Sulaka nel 1553, dove sabato 18 aprile è stata celebrata una messa.
Durante l’omelia mar Sako ha sottolineato l’importanza della storia e della sacralità del luogo, che “riporta alle fonti della nostra Chiesa, che ha molto sofferto”. “Anche se siete rimasti una minoranza – ha detto rivolgendosi ai fedeli – non importa perché voi siete il sale e la luce, con la vostra fede e la vostra testimonianza”.
A seguire l’incontro con i giornalisti, durante il quale si sono affrontati diversi temi fra cui gli interventi del Vaticano e dell’Unione europea in merito alle stragi del 1915 (il genocidio armeno e assiro). “Questa storia è dolorosa – ha sottolineato il patriarca caldeo – dobbiamo imparare da essa per non ripetere più simili tragedie, allontanando la mentalità della guerra e della lotta. Dobbiamo invece promuovere una cultura della pace e del rispetto reciproco, perché non c’è futuro senza pace”.
Il Papa, ha aggiunto Sako, ha denunciato questi fatti storici, per denunciare quanto sta accadendo oggi, leggi il genocidio e lo spostamento di massa in atto in Iraq, in Siria, in Yemen e in Libia. “Il papa non ha voluto colpevolizzare l’attuale governo turco – precisa mar Sako – come la Chiesa oggi non accusa gli ebrei per avere ucciso Cristo 2mila anni fa. Dobbiamo capire i fatti nella giusta prospettiva e non politicizzarli”.
Nel contesto del viaggio il patriarca e la delegazione caldea hanno visitato la città di Mardin e celebrato la messa nella chiesa caldea di sant’Ormisda a Mardin. Più tardi è stata la volta dello storico monastero siriaco-ortodosso di Zaffaran e il monastero di Mar Gabriele a Tur Abdin. Sua beatitudine ha insistito ancora una volta sulla esigenza di “unità dei cristiani”, perché si possa garantire un futuro alla minoranza nella propria terra.
Nella mattinata del 21 aprile il patriarca Sako ha incontrato il governatore di Istanbul, Vasif Sahin, col quale è emersa l’importanza dell’educazione religiosa e di una nazione aperta, capace di rispettare il valore della persona umana, creatura di Dio. “Le guerre sono una vergogna, un’assurdità” ha sottolineato sua beatitudine, per questo “dobbiamo imparare dalla storia per promuovere la coesistenza e il raggiungimento della pace e della stabilità nel mondo”. Oggi non è ragionevole parlare di jihad o guerra santa, come succedeva nei secoli passati. “Non esiste una guerra giusta” chiariscono i due leader, e la Turchia con il suo governo laico “può contribuire nel percorso di separazione fra Stato e religione”. “Se vogliamo fare un passo in avanti – ha concluso il patriarca – non vi è altra scelta. La religione è un rapporto personale con Dio, mentre la società è di tutti”.
Infine, mar Sako ha celebrato la messa per la comunità caldea di Istanbul; a conclusione della celebrazione, egli si è intrattenuto con i fedeli e ha ascoltato i loro suggerimenti e le loro richieste, assicurando il proposito di lavorare per soddisfarle nel più breve tempo possibile.