Durante gli esercizi spirituali ad Ariccia, papa Francesco sta pregando con particolare intensità per la Siria ed in particolare per i cristiani nel paese. Lo ha detto monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco che, in un’intervista alla Radio Vaticana, ha dichiarato che il Santo Padre “è continuamente informato e la sua preghiera è sempre in sintonia con la sofferenza di questa gente e dei cristiani in particolare”.
Secondo il nunzio, nello scenario bellico siriano, i cristiani rappresentano “l’anello più debole della catena” nel paese, dove domina la paura, con cui i jihadisti tengono sotto scacco la maggior parte della popolazione, senza distinzioni di appartenenza religiosa.
In Siria, in particolare i cristiani si sentono abbandonati dalla Comunità Internazionale, in quanto “non vedono risultati tangibili”: ciò rende comprensibile la loro “lamentela”, ha sottolineato monsignor Zenari, prendendo tuttavia atto che “alcune misure sono state adottate, come quella di tagliare i rifornimenti che arrivano a questa gente, i conti bancari, il petrolio; o quella di fermare coloro che sono stati presi nel giro di questa ideologia e che magari dall’Europa si recano in queste zone”.
Sarà quindi necessario “continuare su questa strada, con l’unità degli sforzi e delle misure della Comunità internazionale”, allo scopo di “fermare questa situazione”.
La guerra in Siria, ha aggiunto Zenari, rappresenta “una delle catastrofi umanitarie più gravi dopo la Seconda Guerra Mondiale”, quindi è urgente “risolvere la situazione del conflitto civile, ma allo stesso tempo anche fermare l’avanzata di questo califfato”.
Tra tre settimane, la Siria entrerà nel quinto anno di una guerra civile, il cui bilancio è di “più di 200mila morti, più di un milione di feriti, più di 7 milioni di sfollati interni e 4 milioni di rifugiati”, senza contare “i danni e i morti che avvengono ogni giorno, gli sfollati e i rifugiati che causa ogni giorno la guerra civile”, ha ricordato il presule.
A tale fronte, si aggiunge quello delle “zone sotto il controllo del califfato”, macchiate quotidianamente da fatti “atroci e terribili”: due fronti che “sono uno peggio dell’altro”, ha concluso il nunzio apostolico in Siria.