Un anno dopo il sacrificio dei 'Cento Celesti'

Per capire gli sviluppi nell’Ucraina di oggi: la storia del giovane Bohdan, ucciso a Kiev insieme a centinaia di persone che, pacifiche e disarmate, lottavano per un futuro migliore

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Durante l’anno passato, ogni giorno abbiamo visto e sentito di numeri penosi di militari e civili uccisi dai bombardamenti in Ucraina orientale. In particolare, esattamente un anno fa fu la morte dei ‘Cento Celesti’ [1] sul Maydan, a Kiev, a commuovere il mondo. Oggi sembra invece che la morte sia diventata una statistica. Tante morti divengono spersonalizzate. Senza nomi, persino il sacrificio supremo – e la nostra responsabilità nei suoi confronti – si sfoca.

Così lasciate che vi parli di un giovane uomo la cui vita e la cui morte ci aiutano a spiegare gli sviluppi nell’Ucraina di oggi.

Bohdan Solchanyk aveva 28 anni. Uno storico promettente, professore dell’Università Cattolica Ucraina, un poeta, un giovane innamorato. Ha cercato di capire il passato del suo paese mentre era totalmente impegnato nella sua lotta per la dignità per costruire un futuro migliore. Quel futuro includeva il matrimonio con Maria Pohorilko, lei stessa aspirante storico, dottoranda e laureata all’Università Cattolica. Entrambi volevano vivere con dignità. Speravano di condividere la storia del loro paese con gli studenti, con i lettori dei loro articoli e libri e con il mondo in genere.

Purtroppo, l’atto finale della vita di Bohdan è avvenuto il 20 febbraio. Insieme a circa altri 80 ucraini idealisti disarmati, di orientamento europeo, Bohdan è stato brutalmente ucciso dai cecchini governativi nella piazza centrale della capitale dell’Ucraina, mentre le telecamere delle TV internazionali mostravano il massacro in diretta.

Il messaggio della vita e della morte di Bohdan è semplice. È un messaggio che l’Europa e il mondo ha bisogno di sentire in un momento di grande ansia e confusione che circondano l’Ucraina e la Russia. Questa confusione è in gran parte creata dalla propaganda di coloro che disprezzano la visione di Bohdan della vita e sono disorientati dalla sua stessa vita di sacrificio.

Bohdan è stato uno dei milioni di persone che per mesi si sono riuniti pacificamente, con gioia, canto, preghiera, poesia, con il teatro di strada, con la musica e la danza nel centro di Kiev e di molte altre città in Ucraina. Il loro obiettivo era semplice: manifestare il loro desiderio di libertà, libertà di stampa, libertà della società civile, giustizia del sistema giudiziario, libertà dalla corruzione nel mondo degli affari, della politica, dell’educazione e del sistema sanitario. In una parola, una vita dignitosa. Una vita garantita alla maggior parte degli europei.

La vita di Bohdan è stata interrotta perché la sua posizione civile era una minaccia per l’autoritarismo, il clientelismo e la corruzione. Era una minaccia per la radicale disuguaglianza sociale tra gli oligarchi e i politici che vivono in una volgare opulenza e il resto della popolazione che lotta per sopravvivere.

Bohdan è stato ucciso perché la gente al potere ha avuto paura del suo canto e della sua gioia, della danza di milioni di persone e della solidarietà di una nazione. Bohdan era stato in prima linea nella protesta sociale nel corso degli ultimi dieci anni, dopo la rivoluzione arancione del 2004, quando aveva 19 anni. Non era pagato da agenti americani per stare nel mezzo della notte a 15 sotto zero. Né era il fantoccio di un regime esterno, tantomeno un provocatore segreto dell’Unione Europea.

Era un essere umano che aveva riconosciuto la propria dignità data da Dio e voleva che questa dignità fosse garantita a tutti gli ucraini.

La morte di Bohdan e dei primi cento uccisi senza pietà dalla polizia antisommossa e dai servizi segreti ha portato al crollo del regime di Yanukovych. Yanukovych è fuggito perché le sue forze di sicurezza non avrebbero potuto sostenere oltre la brutalità a cui erano stati istigati. Era troppo. Avevano capito che i metodi criminali non erano più in grado di controllare il Paese. Il sacrificio pasquale di innocenti, lo spargimento di sangue – il sacramento più profonda e maestoso – ha rovesciato una tirannia ingiusta.

Il crollo della tirannia a Kiev, il canto dell’Ucraina, la società civile, la libertà di stampa e di riunione non potevano essere tollerate dal presidente della Russia. L’Ucraina doveva essere punita. La Crimea doveva essere annessa; doveva essere creata una guerra artificiale per mettere in ginocchio una società che ha osato difendere la propria dignità. Doveva essere dimostrato che l’Ucraina è uno Stato fallito e che Bohdan Solchanyk è morto invano.

Questa è la storia di Bohdan Solchanyk e dei milioni che stavano con lui. Questa è la spiegazione di ciò che sta accadendo oggi in Ucraina. Esistono molti fattori e molti aspetti di una storia complessa, ma nel suo cuore si tratta di un pellegrinaggio dalla paura alla dignità, dall’autoritarismo alla libertà, dalla corruzione alla giustizia – in ultima analisi, dalla morte alla vita. È una storia pasquale.

Il 20 febbraio gli ucraini e tutti gli amici dell’Ucraina commemoreranno il sacrificio di sangue dei ‘Cento Celesti’, i primi a morire sulla strada per la dignità. Commemoreranno i 5500 soldati e civili uccisi a causa dell’invasione del loro paese.

Mentre commemorano i morti danno ascolto alla crisi umanitaria dei vivi, alle decine di migliaia di feriti, alle migliaia di vedove e di orfani, al milione e mezzo di sfollati, ai 5 milioni direttamente toccati dalla guerra.

Per noi che siamo persone di fede, che seguiamo Cristo e celebriamo la sua passione e la sua vittoria pasquale, il sacrificio di Bohdan e dei suoi colleghi è un ricordo della testimonianza dei martiri. Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Giovanni 15,13). Queste sono le parole del nostro Signore. Spiegano questo doloroso anniversario e il nocciolo degli eventi che accadono oggi in Ucraina.

[Mons. Borys Gudziak è vescovo dell’eparchia di San Volodymyr il Grande di Parigi degli Ucraini per la Francia, il Benelux e la Svizzera, nonché direttore del Dipartimento di Relazioni esterne della Chiesa greco-cattolica ucraina e presidente dell’Università cattolica ucraina, Lviv]

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NOTE

[1] I “Cento Celesti” è il titolo con cui sono chiamati gli nel 2014. 

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Borys Gudziak

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