La tanto invocata libertà di parola e le sue vittime quotidiane

La libertà non è nella cosa fatta, ma nell’uso santo di essa

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È questo uno degli argomenti più gettonati e sensibili del nostro tempo. Mi chiedo da credente cattolico: sono possibili dei limiti nel parlare, pur mantenendo dinnanzi al contesto di riferimento, un profilo chiaro e privo da ogni tipo di  condizionamento esterno? Se manca una fede matura nella Parola diventa difficile concepire la libertà di espressione in tal senso. Oggi si fa a gara per esaltare ogni cosa che si pensa e si dice, senza mai tener conto delle devastazioni che giornalmente si compiono in mezzo alla gente. Una parola può senz’altro aiutare in mille modi una persona, ma può anche  distruggerla, annientarla, isolarla, spingerla alla disperazione. Da essa nasce la vita, ma più delle volte si genera il male che potrebbe spingere anche fino alla morte. Non è concepibile utilizzare le parole senza partire da questa autentica verità. Se chi afferma di avere nel cuore il bene comune supera questa soglia di garanzia per il prossimo, di sicuro dovrà rivedere il suo cammino quotidiano nella fede dichiarata in Cristo. Questo vale per il giornalista, l’uomo di governo, per il semplice lavoratore, per il sacerdote, il professionista, l’artista, ecc. Non si può ricorrere alla libertà di parola, senza appellarsi alla verità e prima di ogni altra cosa alla carità. Verità e carità sono i binari su cui deve transitare ogni azione umana che sente giustamente di invocare, per un qualsiasi motivo, la libertà di parola. Oggi non è proprio così. E i risultati?  In diverse occasioni, in cui si inneggia con spavalderia alla libertà di parola, si rivelano spesso privi di un qualsiasi passo in avanti, in grado di cogliere il miglioramento e il progresso civile delle nostre comunità. Scrive mons. Costantino Di Bruno: “La proclamazione della più pura verità senza la carità è diabolica. Anche il diavolo diceva la verità di Cristo, la gridava, ma per rovinarlo, fargli del male, impedirgli di compiere la sua missione. Può appellarsi alla libertà della parola solo chi ama veramente. Ma quando si ama veramente allora la libertà della parola non esiste più, perché esiste l’amore che ci fa tacere, consentendoci di dire e di proferire solo quelle parole che sono di salvezza per noi e per gli altri”.

Per il mio maestro spirituale il silenzio e l’amore non sono antitetici alla libertà d’espressione, ma nell’equilibrio la qualificano e la rendono strumento di avanzamento personale, sociale e politico. Lo stesso sacerdote è convinto che quando ci si appella alla libertà della matita, mai si deve ignorare che la stessa oggi è lo strumento di satana per mettere gli uomini gli uni contro gli altri. Se non la si governa con la verità che si fa amore e con l’amore che diviene purissima verità di salvezza, essa può distruggere la terra. La matita può essere strumento di ogni sorta di male. Questo male spesso lo si compie proprio in nome della sua libertà d’uso. È un male silenzioso, invisibile, non apparente, non immediato in principio. Poi quando esso diventa violento, allora tutti si allarmano, si agitano, entrano in fibrillazione. Afferma mons. Di Bruno: “Tutti condannano Caino perché ha ucciso suo fratello. Dietro Caino non si vede però la matita del diavolo che ha scritto per Eva il suo programma falso di vita generatore di ogni morte, una volta che esso è, sarà messo nel cuore. La libertà è solo nell’amore, perché l’amore è la sola libertà dell’uomo. Tutte le altre libertà sono generatrici di morte della persona umana”. Siamo in un tempo in cui la parola libertà viene abusata, rivoltata, mal utilizzata. Molti ormai hanno individuato, specie in vicende sociali, economiche, politiche, familiari, pubbliche e private, la strada per non stare nelle regole non scritte dell’amore e della carità. Regole eterne che non sono di un padrone governativo o di qualsiasi altra natura, ma sono dal cielo e perciò liberano sempre chi le osserva e le rende visibili al prossimo.

Nell’era di internet e della massima multiforme espressione comunicativa, se da una parte si concede all’uomo di essere al centro del progresso personale e collettivo, dall’altra lo si espone in modo cruento al linciaggio mediatico gratuito, senza che possa difendersi in alcun modo. Il problema più grave sta nel fatto che nell’immaginario pubblico rimangono facilmente impressi la parola cattiva, lo sberleffo malvagio, la canzonatura malefica, la parola distruttrice e non l’elogio, il risultato positivo, il cambiamento radicale in funzione di una conquista di luce e di verità. Si legge con più attenzione un articolo di giornale che parla male di un individuo, che magari la smentita della stessa notizia. Un articolo può annientare per sempre una persona, nonostante la sua innocenza, così può succedere con una vignetta, una satira. Una matita che annienta una persona, può definirsi paladina della libertà? Cosa cambia tra la morte da arma da fuoco e quella da matita, se la persona colpita non avrà più la forza di rialzarsi e vivere la sua vita? I morti caduti in campo per colpa della matita sono ogni giorno in continuo aumento. Siamo dentro una guerra strisciante, a volte silenziosa, a tratti rumorosa, ma per essa non ci sarà mai una riunione urgente all’Onu, per cercare una via diplomatica, capace di ridurre la violenza quotidiana che essa ovunque produce. Eppure si parla tanto di libertà! Ma se qualcuno con una parola, una matita, colpisce un uomo e lo annienta, lo deprime, lo massacra nella mente e nel cuore e quindi lo uccide, non parli per favore di libertà. La libertà è ben altra cosa. Essa non è nella cosa fatta, ma nell’uso santo di essa. Solo così ci saranno meno vittime e l’uso libero della parola potrà trionfare.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. L’ultimo libro di Egidio Chiarella si intitola “Luci di verità in rete”, Tau Editrice, 2014 – Todi (PG).

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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