"Nessuna violenza, odio o sopruso può chiudere il nostro cuore alla speranza"

Il saluto del cardinale Sandri al termine della Divina Liturgia di ieri, a Santa Maria Maggiore, con i vescovi ucraini in visita ad limina

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“Questa Basilica, così cara alla memoria degli Orientali a Roma, oggi risplende di una luce particolare. Non mi riferisco allo splendore dei mosaici, ma alla luce che si scorge nei vostri cuori e sui vostri volti. E’ la luce di chi, pur nella fatica e nel dolore, prega e spera, e si impegna nel quotidiano a seminare semi di riconciliazione e di pace, senza mai stancarsi”.

Parte da questa suggestiva immagine il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, per il suo saluto al termine della Divina Liturgia per la Pace in Ucraina, svoltasi ieri pomeriggio nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.

La funzione si è inserita nell’ambito della visita ad limina e del pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli dei vescovi dell’Ucraina, che verranno ricevuti oggi da Papa Francesco. A presiederla Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo Maggiore della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, insieme ad altri sacerdoti incaricati di seguire le numerose comunità ucraine in Italia, il Responsabile dell’Ufficio Migranti della CEI, mons. Giancarlo Perego, e a quello per la Diocesi di Roma, don Pierpaolo Felicolo. Presente anche mons. Matteo Zuppi, ausiliare della Diocesi di Roma, in rappresentanza del cardinale vicario Vallini. 

Nel suo intevento, il cardinale Sandri ha esortato i presuli a far “ardere in noi la stessa fiamma che la Madre di Dio custodì ed alimentò nel suo cuore, accogliendo in docile obbedienza la volontà del Signore annunziatale dall’Arcangelo a Nazareth e via via accresciutasi accompagnando la missione pubblica del Figlio Gesù”.

Infatti, ha rimarcato il cardinale, “il fuoco della fede di Maria non si estinse e continuò ad ardere anche in mezzo alle dense tenebre che avvolsero la terra quando Gesù fu innalzato sulla Croce, ed alimentò la certezza che Dio rimane fedele alla sua promessa di salvezza anche nel silenzio del sabato, quando il Corpo di Cristo era stato posto nel sepolcro”.

Da Maria Santissima, inoltre, riceviamo oggi “l’assicurazione che nessuna pietra di sepolcro umano, che concentra in sé le violenze, i soprusi, gli odi e le divisioni, può chiudere il nostro cuore alla speranza”.E “il primo segno della salvezza di Dio che già opera tra di noi è proprio quello di essere radunati come popolo, come ecclesia, a invocare e supplicare”.

“Dio – ha soggiunto il porporato – ci strappa dalla solitudine e dalla disperazione che potrebbero prenderci di fronte alla violenza e alla guerra che hanno mietuto già troppe vittime nell’amata Nazione Ucraina, e ci fa sperimentare il la forza e la bellezza di essere Chiesa, attingendo alla stessa carità di Cristo che si comunica a noi nei Sacramenti e ci chiede di essere dono per gli altri”.

Sandri si dice contento di aver acoltato proprio ieri dai vescovi ucraini “come tanta parte della popolazione si sia attivata in una gara di accoglienza e solidarietà verso i fratelli più disagiati che provengono dalla regioni più esposte al conflitto”. “Dio sappia rendervene merito”, afferma.

Si rivolge quindi ai sacerdoti responsabili delle numerose comunità ucraine in Italia, che ringrazia “per il contributo prezioso offerto alla Chiesa e alla società italiana”. Un grazie anche al Vicariato di Roma “che si è fatto carico di invitare tanti alla celebrazione di oggi”, perché “più intensa si levasse la preghiera e si rendesse evidente che il desiderio di una pace giusta non è espressione soltanto di alcuni, ma si leva dal cuore di tutti”. 

L’invito del prefetto del Dicastero per le Chiese orientali è pertanto ad “impegnarci ad essere costruttori di pace e di riconciliazione”. Prega quindi “Maria Santissima, Regina della Pace”, affinché “interceda per l’Ucraina e per tutti i suoi figli che oggi supplici ricorrono a Te!”.

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ZENIT Staff

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