E' questo il cuore della Lettera pastorale di monsignor Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, diffusa oggi in Diocesi con il titolo Famiglia non avere paura!. Secondo il presule, la famiglia è scuola di arricchimento umano, nonché luogo privilegiato della trasmissione della fede, dove si cammina insieme affrontando la fatica del quotidiano, condividendo luci e ombre, gioie e dolori, sofferenze e speranze.

In tal contesto, il Sinodo ordinario sulla Famiglia previsto per l’ottobre del 2015 rappresenta “un’urgenza per la nuova evangelizzazione”, afferma D'Ercole. La Chiesa insegna che il matrimonio stabile fra un uomo e una donna creati a immagine di Dio diventa quel “noi” che è  scuola di amore e quindi "l'asse portante" per l'intera società.

"Non si può vivere senza amore", scrive il vescovo nella Lettera, per questo motivo il matrimonio cristiano costituisce un forte antidoto alla tentazione dell’individualismo irresponsabile, edonista ed esasperato. Il quale snatura i legami della famiglia, alimenta le liti e le crisi e scoraggian i giovani. Nella dimensione dell’egoismo che arriva fino al narcisismo, persino il dono della maternità è penalizzato, piuttosto che essere considerato un valore. Il risultato è che siamo di fronte ad una vera emergenza sociale.

Affinché lo sguardo della Chiesa e dei credenti si indirizzi con attenzione amorevole verso le cosiddette situazioni irregolari, i separati, i divorziati risposati, i matrimoni civili e le convivenze, situazioni spesso vissute con grande disagio umano e spirituale, monsignor D’Ercole propone quindi di non perdere la fiducia, perché  “ogni difficoltà può convertirsi in opportunità”, affinché “si ricerchi sinceramente la verità e si cammini con buona volontà”.

E anche se qualcuno tra i media ha presentato spesso l’immagine di una Chiesa divisa e talora confusa su alcune delicate questioni che riguardano la famiglia, secondo il vescovo bisogna privilegiare invece “il coraggio dell’eroismo d’ogni giorno. I principi dell’indissolubilità, dell’unità, della fedeltà e dell’apertura alla vita del sacramento del Matrimonio non sono mai stati messi in discussione”.

Pertanto - sottolinea - in questo momento storico “occorre l’eroismo di sante famiglie!", perché oggi "è il tempo del martirio della fedeltà! Non dobbiamo far sentire soli e indifesi i nuclei familiari di fronte al prevalere della cultura desacralizzata della società moderna”.

“Care famiglie - si legge ancora nella Lettera - le difficoltà non vi spaventino.  Dobbiamo aiutarci gli uni gli altri, e testimoniare insieme il “vangelo della famiglia”. Nessun ostacolo rallenti il vostro entusiasmo: famiglia, non avere paura, resta fedele a Cristo!

Il vescovo di Ascoli si rivolge infine ai giovani e ai fidanzati, invitandoli a scoprire “la bellezza della castità, che oggi costituisce una vera ‘trasgressione’ rispetto alla mentalità dominante”.

Per affrontare tali sfide che sembrano così difficili, esorta a “coltivare quotidianamente: la preghiera” che è" medicina e ricostituente di benessere spirituale e materiale". Come ricordava infatti San Giovanni Paolo II, “la famiglia che prega unita, resta unita”. Non basta pertanto pregare, ma occorre imparare a farlo insieme.

La Chiesa - aggiunge il pastore - insegna che la famiglia, è “piccola chiesa domestica, è la prima scuola di preghiera, dove il dialogo con Dio e la sua Parola illuminano e ispirano ogni relazione umana”. Dunque, non si tratta di escogitare metodi complicati, ma ritornare alle pratiche più semplici e popolari: le preghiere del mattino e della sera, il Rosario, la partecipazione alla Messa, la meditazione quotidiana di un brano del Vangelo, possibilmente quello della liturgia del giorno.

Tra le indicazioni per l’anno in corso, monsignor D’Ercole propone inoltre di istituire il “mese della Bibbia”, rimettendo la Sacra Scrittura al centro di tutto.

Rivolge infine ai ragazzi, il vescovo scrive: "Sprigionate i talenti che sono in voi, siate liberi! Non nascondetevi” perché “voi siete per noi certezza e cuore vivo: speranza, sia il vostro urlo! Dio vi segue con passione e abilità e non vi abbandona mai. Ha a cuore la realizzazione d’un meraviglioso progetto su di voi e intende conseguirlo con il vostro assenso e la vostra collaborazione. Ascoltate e seguite Gesù. Maria, Madre di Gesù e nostra, ripete anche a voi: ‘Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”.

La Lettera si conclude con una invocazione della benedizione di Maria e Giuseppe. Ma prima l'autore sottolinea che “non siamo nati per ‘cosine piccole’, ma per grandi imprese”. Forti di questa certezza - è il suo invito - “giocate la vita fino in fondo, disponendo il cuore a essere ‘terreno buono’, che ascolta, accoglie e vive con perseveranza gli insegnamenti di Gesù”.

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