Sulla riforma economica della Santa Sede si registra “un entusiasmo vero” nel Collegio Cardinalizio ed un “consenso generale” seppur non unanime. Lo ha dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera, il cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, e membro del C9 competente per la parte economica.
Il porporato australiano ha affermato che il rapporto presentato da lui stesso, dal cardinale Reinhard Marx, dall’economista Joseph Zahra e dal presidente dello IOR, Jean-Baptiste de Franssu, ha suscitato commenti positivi in Vaticano e che i cardinali di tutti gli orientamenti “sono stati quasi tutti d’accordo con questo lavoro”.
Le nuove linee in materia finanziaria puntano non solo a “razionalità ed efficienza” ma anche ad “onestà e trasparenza”, senza più “stravaganze e sprechi”, né tantomeno ruberie. “Se facciamo bene le cose ci sarà più denaro per il lavoro della Chiesa e per aiutare i poveri e chi soffre”, ha aggiunto Pell.
Ieri al concistoro, l’arcivescovo di Sydney ha spiegato che “alla data odierna ci sono 442 milioni di assets addizionali nei dicasteri (che entreranno nei bilanci 2015), ed essi si vanno ad aggiungere ai 936 che già avevamo individuati in un primo momento”, per un totale, quindi, di quasi un miliardo e quattrocento milioni.
Inoltre la Cosea, organismo d’inchiesta sui conti vaticani, “ha messo in evidenza che da qui a dieci anni, per le pensioni esiste un deficit di 700-800 milioni. Considerando la fluttuazione dei tassi di interesse il deficit potrebbe essere addirittura maggiore”, ha aggiunto il cardinale Pell.