Di mamma ce n’è una sola? Non ditelo agli inglesi. In Gran Bretagna, infatti, già dal prossimo anno potranno nascere bambini concepiti con il Dna di tre persone. Portata avanti dai ricercatori dell’Università di Newcastle, la tecnica è stata presentata come l’antidoto alle malattie genetiche trasmissibili di madre in figlio.
Con lo storico voto avvenuto ieri, la Camera dei Comuni ha dunque approvato la cosiddetta tecnica di donazione mitocondriale. In base ad essa, si possono avere tre genitori biologici di un unico embrione, attraverso la sostituzione del Dna mitocondriale difettoso della madre con quello di una donatrice sana. Il Dna mitocondriale rappresenta una frazione piccolissima del patrimonio genetico e il neonato così concepito avrebbe circa lo 0,1% del Dna della donatrice. L’alterazione genetica sarebbe però permanente e passerebbe alle generazioni future.
Le perplessità nascono tuttavia anche per altri motivi. Parte della comunità scientifica è molto diffidente nei confronti di questa tecnica, sostenendo che sul lungo periodo potrebbe aumentare il rischio di tumori. Salda opposizione a questa procedura è stata attuata anche dalla Chiesa. In un comunicato della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, mons. John Sherrington spiega che la Chiesa “riconosce la sofferenza che le malattie mitocondriali provocano” e “spera che si possano trovare cure alternative”, ma “rimane opposta, per questioni di principio” a questi metodi che comportano “la distruzione di vite umane”.
Secondo mons. John Keenan, vescovo di Paisley, in Scozia, è invece “sorprendente che una società che ha dubbi sulla modificazione genetica delle piante non faccia lo stesso con le persone”. Alle critiche della Chiesa fa eco la Human Genetics Alert, i cui esperti affermano che in futuro la decisione del Parlamento aprirà la porta a ulteriori esperimenti, i cosiddetti “bambini disegnati su misura”, geneticamente modificati nell’aspetto fisico, nelle capacità mentali o nella salute. “Una volta oltrepassata la linea – sostiene David King, membro dell’associazione – è molto difficile non sconfinare nell’eugenetica”.
Nelle prossime settimane la Camera dei Lord sarà chiamata a discutere di questa norma. La parlamentare Fiona Bruce avverte intanto i suoi colleghi, spiegando che questa procedura “comporta la deliberata creazione e la distruzione di almeno due embrioni umani, e probabilmente in pratica molti di più, al fine di creare un terzo embrione che si spera sarà privo di malattia mitocondriale umana”.
Ma il dibattito ha varcato i confini britannici ed è giunto anche in Italia. “Manipolare il Dna di un essere umano senza riflettere adeguatamente sugli effetti che questo potrà avere sulla natura dell’individuo che viene generato non è ingegneria genetica, ma un azzardo tecnologico dalle conseguenze imprevedibili”, è il commento di Paola Ricci Sindoni, presidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita.