La visitazione di Maria è un invito a diventare tutti missionari

A chi posso offrire il mio servizio? Lo Spirito Santo sussurra la sua risposta a questa domanda nel silenzio della preghiera o nella grazia di un incontro

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L’ultimo giorno del mese di maggio chiude il mese mariano con la memoria della Visitazione della Beata Vergine Maria alla cugina Elisabetta. Questa celebrazione sigilla la devozione a Maria e apre una nuova prospettiva per la vita della Chiesa e di ogni suo fedele. La visitazione è il primo evento missionario del Nuovo Testamento. Maria, dopo aver accolto la proposta dell’angelo Gabriele di diventare Madre di Dio, obbedisce umilmente una seconda volta alla volontà di Dio, quando decide di lasciare la sua casa di Nazareth, per recarsi in visita da sua cugina Elisabetta.

Questa scelta operata da Maria, manifesta la sua fede in Dio e il suo amore per i bisognosi. Maria, ricevuta dall’angelo la notizia della gravidanza miracolosa di Elisabetta, ha provato gioia e sorpresa nel suo cuore. Questi sentimenti la spingono ad abbandonare in fretta le sue abitudini per recarsi ad aiutare sua cugina negli ultimi tre mesi della gravidanza. Maria, una donna che ha appena concepito il suo divin Figlio per opera dello Spirito Santo, decide di avventurarsi in un lungo e pericoloso viaggio per essere al servizio di chi ha bisogno di Lei.

Le parole pronunziate da Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. (Lc 1,28), manifestano una grande verità di fede valida per tutti i tempi. Quando si offre la disponibilità ai diventare servo del Signore, si diventa anche servitore degli uomini. In Maria l’amore a Dio non è mai separato all’amore al prossimo.

Avvicinarsi a Dio non significa allontanarsi dagli uomini. Al contrario, la prossimità a Dio porta a servire ed amare ogni uomo a partire da chi è più debole e bisognoso del nostro sostegno.

Questo episodio svela anche il modo di agire di Dio. Tante persone a Nazareth (un villaggio della Galilea al confine tra il mondo giudaico e quello pagano che viveva una mescolanza di culture) avevano la necessità di ricevere per prima la visita di Maria. Ma Dio, nel suo disegno misterioso di amore, invita Maria a recarsi in fretta da sua cugina Elisabetta, perchè quell’incontro avrebbe donato gioia al bambino che Elisabetta portava nel suo grembo (Giovanni il Battista, il precursore di Gesù) ed avrebbe donato lo pienezza dello Spirito Santo a quella mamma rimasta gravida fuori dal normale tempo biologico.

Questa esperienza è comune a tutti i cristiani che vivono guidati dalla grazia divina. Tanti sono i servizi necessari nella Chiesa e tante sono le persone a cui offrire il nostro servizio. Sono molto simili alcune domande verso Dio che sgorgano dal cuore di ogni cristiano; quale servizio vuoi che io faccia? A chi posso offrire il mio servizio? A queste domande risponde lo Spirito Santo che sussurra le sua volontà nel silenzio della preghiera o nella grazia di un incontro.

La Chiesa è missionaria quando ha il suo cuore aperto per scrutare l’opera che Dio vuole compiere attraverso di noi. Aprire il cuore significa cercare nel nostro intimo quel silenzio del nostro io dove dare ascolto alla voce di Dio. Aprire il cuore significa anche andare incontro all’altro por porsi in atteggiamento di servizio, tenendo lontano i desideri di pretesa o di comando.

Il mistero della visitazione è anche figura di tutta la Chiesa che diviene realmente missionaria, quando ha le porte sempre aperte per accogliere chiunque nutra il desiderio e la speranza di avvicinarsi a Dio. Le porte aperte non consentono solo l’entrata ma anche l’uscita. Uscire da quelle porte aperte significa andare a cercare tutti coloro che hanno perso l’orientamento della vita a causa delle brusche sbandate causate dal peccato. E’ un uscire insieme per ritornare con qualcun’altro che prima non era con noi.

La visitazione di Maria ad Elisabetta è un eloquente esempio di vita cristiana meritevole di essere imitato. La fede è autentica e genuina quando la si condivide nel servizio agli altri. La gioia della fede si accresce proprio attraverso la donazione. L’annunzio della Parola di Dio e la testimonianza della carità al prossimo diventano edificazione e pane spezzato di fraternità per il prossimo.

La visitazione è un esperienza della vita cristiana che si attua nell’accogliere, nell’uscire e nel servire. Questi tre verbi sono le tre azioni consequenziali della vita spirituale. Ognuno ha bisogno dell’altro, ed ognuno parte quando è terminata l’azione precedente.

L’accoglienza è prima di tutto quell’attegiamento interiore di fare spazio a Dio per renderlo il nostro interlocutore privilegiato di ogni istante della nostra esistenza. L’uscire è la prima conseguenza dell’accoglienza, perchè è una risposta immediata al dono ricevuto. Chi ha scoperto l’amore di Dio nella propria vita non puà tenerlo per se. E’ un dono così abbandante che è sufficente per noi e per gli altri. Per questo si avverte la necessità di condividerlo, perchè esso non è destinato solo a noi, ma va riversato con generosità a tutti quelli ai quali Dio vorrà offrirlo gratuitamente.

Ed infine servire, che apparentemente è un gesto esteriore, ma in realtà nasconde una grande motivazione interiore. Il servire si realizza nell’interrompere il cammino esteriore per giungere davanti al povero e all’emarginato, davanti alla carne di Cristo, per iniziare un percorso di vita interiore attraverso il servizio amorevole e disinterresato. Il servizio è una chiamata ad amare per restituire ad ogni uomo la sua dignità in quanto creato ad immagine e somiglianza di Dio.

Servire è comunicare quella fiamma di amore per riscaldare i cuori raffreddati dall’apatia e dall’indifferenza di un mondo dove ognuno tende a pensare solo a se stesso disinteressandosi dei bisogni dell’altro.

La visitazione riaccende la speranza dell’umanità e conduce la Chiesa a manifestare al mondo la sua vera identità missionaria, per cercare di costruire, già su questa terra, la civiltà dell’amore e una società più giusta e solidale.

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Osvaldo Rinaldi

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