Ho guardato con interesse e devozione ogni gesto di Papa Francesco, pellegrino nella terra santa. Certo agli uomini non ci è dato sapere tutto nell’immediato! Forse domani conosceremo il perché di questo viaggio e quali frutti esso porterà, al di là delle analisi religiose e sociali di cui abbiamo visto sono pieni i giornali e i mass media in genere. Bisogna pregare e custodire nel cuore i gesti che esploriamo dinnanzi a noi. È il Signore che ci apre le porte per entrare nella profondità del mistero delle cose presenti nella nostra quotidianità. Ma noi siamo pronti a questa verità? Non è forse il dio denaro, definito dal pontefice, attingendo al vocabolario del poverello d’Assisi, “sterco del diavolo”, che nel mondo ha preso il sopravvento in termini esasperati? Non a caso, proprio oggi, la misura della qualità della vita si qualifica con la salvaguardia dell’apparenza, omologata agli indicatori di una società miscredente. Di questo passo dove andremo a parare? In un contesto falsato che si allontana dalla porta del cielo, potrà mai l’uomo comprendere parole, opere, segni del suo Dio? Sarà mai capace di farlo se dal suo Dio e Signore non sarà illuminato con la luce della sua divina intelligenza? Il Libro della Sapienza rivela nella verità, anche in questo tempo odierno, le dovute risposte, individuando nella preghiera la via per possedere ogni luce. “…A stento immaginiamo le cose della terra, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi ha investigato le cose del cielo? Chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?”.
L’uomo di oggi va spesso per la sua strada senza mai considerare i suoi limiti terreni. Punta a volte ad un successo tutto umano, ignaro dall’equilibrio e della saggezza delle Scritture, considerate in più occasioni libri di riferimento per dotte disquisizioni e fonte di illuminate citazioni fine a se stesse. La verità dell’uomo che viene da Dio non ha scadenze, né può essere sostituita da nuove filosofie contemporanee, pur affascinanti. Le radici del mondo, se deteriorate, fanno crollare anche il più grande castello che l’uomo ha potuto costruire con la sua intelligenza e con la sua scienza. Leggo nel salmo: “Quanto è buono Dio con gli uomini retti, Dio con i puri di cuore! Ma io per poco non inciampavo, quasi vacillavano i miei passi, perché ho invidiato i prepotenti, vedendo il successo dei malvagi”. Chi ha il cuore pulito sa intendere il Signore, mentre chi viene attratto dalle azioni malvagie, pur vincenti in un determinato spazio temporale, rischia di cadere e non rialzarsi mai. Eppure nonostante la chiarezza di questo messaggio pochi sono gli uomini che si mettono all’ascolto del Signore e guardano alla vita con occhi sapienti e pieni di chiarore. Scrive il teologo e pastore, mons Costantino Di Bruno: “Il linguaggio di Dio è sempre incomprensibile. All’uomo è chiesto di rivestirsi di grande umiltà, mettersi in preghiera, chiedere al suo Dio ogni luce. Dio è colui che dona la parola e la luce per comprenderla. Compie le opere e dona l’intelligenza per interpretarle, per vedere l’ammaestramento di Dio in esse”.
Parlare di umiltà è diventato ormai difficile. Saper consigliarsi; ritrovare la propria dimensione interiore; coordinare i punti di contatto che l’uomo ha nel cuore con il firmamento, non significa certo rinunciare alla grandezza umana o al risultato personale più alto possibile. Il cardinale Gianfranco Ravasi citando il Talmud, prezioso libro sacro dell’Ebraismo, scrive in un tweet: “La grandezza fugge chi la cerca e segue chi la fugge”. L’uomo che sa ascoltare la Parola, vivendola senza vergognarsi, può raggiungere qualsiasi obiettivo, perché le condizioni necessarie per renderlo concreto si schiuderanno davanti ai suoi occhi. Ciò vale per tutti, qualsiasi sia il ruolo praticato in campo politico, istituzionale, ecclesiale, professionale, artistico, sportivo, sociale, familiare, amicale. Bisogna sapersi affidare alla sapienza di Dio, congiungendola con la realtà che accompagna ogni nostra azione. Riflettiamo perciò su questo ulteriore contributo di mons. Di Bruno: “Se separiamo parole e luce, opere ed intelligenza, mai comprenderemo qualcosa del nostro Dio. Parola ed opere sono immediate. Luce ed intelligenza possono venire dopo, molto tempo dopo. Intanto l’uomo di Dio custodisce ogni cosa nel suo cuore, in attesa che lo Spirito del Signore faccia piena luce. La storia è la più grande opera di Dio. Storia personale e comunitaria, dei singoli e delle nazioni. Si chiede ogni luce a Dio. Si entra nella verità”. È tempo di cambiare rotta. L’uomo nonostante la sua sicurezza materiale e le sue infinite conquiste non riesce a sedare le sue insoddisfazioni, violenze, tormenti, aggressività, dubbi, sfiducie….! Cerca, nei nuovi vitelli d’oro, un paradiso che ha già nel cielo, ma che fa fatica a riconoscere e a farlo suo. È Cristo Gesù la vera sola, unica eterna sapienza del Padre. Il mondo cambierà solo se si lascerà ammaestrare e guidare da questa vera conoscenza. L’uomo, infatti, senza la luce di Dio non può vivere.
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