Nella sua rubrica di liturgia, padre McNamara risponde oggi ad una domanda posta da un nostro lettore negli Stati Uniti.
Perché la Chiesa ha una stesura "breve" e una lunga di alcune letture del Vangelo della domenica? Sembra mancare ogni logica e certamente non c’entra il fattore tempo. Sembra piuttosto motivato da scelte “politicamente corrette”. Ad esempio: nel Vangelo di domenica del 2 febbraio 2014 la parte relativa ad Anna può essere omessa, chissà per non offendere Israele? Inoltre, nel Vangelo di domenica 16 febbraio scorso tutte le parti sui precetti minimi, su chi chiama il fratello “pazzo”, sul comando di cavarsi l’occhio destro o sull’adulterio, tutte queste sono opzionali, forse per non aumentare i sensi di colpa, non incentivare la violenza o evitare la spinosa questione del divorzio? Può spiegare, poiché questo tagliare del Vangelo mette a disagio? -- S.F., Perrysburg, Ohio (USA)
Credo che possiamo escludere le cosiddette motivazioni politicamente corrette e accettare come sincera la spiegazione offerta nei n° 75-81 dell’Introduzione al Lezionario domenicale e festivo da coloro che hanno composto l’attuale lezionario.
“2. Lunghezza dei testi
“75. Circa la lunghezza dei testi è stata adottata una via di mezzo. Si è voluto anzitutto distinguere tra le parti narrative, che esigono una certa estensione e sono di solito ascoltate attentamente dai fedeli, e le parti dottrinali che, data la profondità del contenuto, non devono essere invece troppo lunghe. Per alcuni testi alquanto lunghi è prevista una duplice stesura: una lunga e una breve, a seconda dell'opportunità. La preparazione della stesura breve ha richiesto una grande cautela.
“3. Testi biblici particolarmente difficili
“76. Quei testi biblici che sono particolarmente difficili sono stati evitati, per motivi pastorali, nelle domeniche e solennità o perché si tratta di testi che presentano problemi oggettivi di non lieve portata sul piano letterario, critico ed esegetico, o perché è in pratica ben difficile che i fedeli li possano intendere a dovere. Non era giusto però privare i fedeli del ricco contenuto di altri testi, solo per il fatto che presentano difficoltà di comprensione: difficoltà che provengono o da insufficienza di quella formazione cristiana di cui nessun buon fedele deve essere privo, o da carenza di quella preparazione biblica, che ogni pastore d'anime dovrebbe possedere. Non di rado una lettura biblica piuttosto difficile è resa più facile in grazia della sua armonizzazione con un'altra lettura della medesima Messa.
“4. Omissione di alcuni versetti
“77. Una tradizione presente in molte liturgie, non esclusa la stessa liturgia romana, suole omettere alcuni versetti nelle varie letture bibliche. Si deve riconoscere che tali omissioni non si possono fare alla leggera, con il rischio di falsare il senso del testo o svisare il pensiero e lo stile stesso del libro sacro. Tuttavia, ferma restando l'essenziale integrità del testo, si è creduto bene, per ragioni pastorali, conservare questa tradizione anche nel presente ordinamento. Altrimenti alcuni testi si presenterebbero in una stesura troppo prolissa, e certe letture, d'altronde assai indicate per l'utilità spirituale dei fedeli, si sarebbero dovute omettere del tutto, per il solo fatto che includono qualche versetto sotto l'aspetto pastorale poco indicato o suscettibile di problematiche troppo complesse.
“3. Criteri per l'uso dell'Ordo lectionum Missae
“A. Facoltà di scelta di alcuni testi
“78. Nell'Ordo lectionum Missae viene talvolta lasciata al celebrante la facoltà di scegliere l'uno o l'altro testo fra due o più proposti per la lettura. Eventualità piuttosto rara nelle domeniche, solennità e feste, per evitare che sia snaturato il carattere particolare di un determinato tempo liturgico o sia indebitamente interrotta la lettura semicontinua di un determinato libro. Al contrario questa facoltà è contemplata con una certa larghezza nelle celebrazioni dei santi e nelle Messe rituali, per varie necessità, votive e dei defunti. Queste facoltà, come altre indicate nei Principi e norme per l'uso del Messale Romano e nell'Ordo cantus Missae, hanno una finalità pastorale. Pertanto il sacerdote nel predisporre lo svolgimento della liturgia della Parola "tenga presente più il bene spirituale comune dell'assemblea, che non il proprio gusto. Si ricordi anche che la scelta di queste parti si deve fare insieme con i ministri e con le altre persone che svolgono qualche ufficio nella celebrazione, senza escludere i fedeli, in ciò che li riguarda direttamente".
“1. Le due letture prima del Vangelo
“79. Quando la Messa prevede tre letture, si facciano effettivamente tutte e tre. Tuttavia, se la Conferenza Episcopale, per ragioni pastorali permetterà che in qualche luogo si proclamino due letture soltanto, la scelta fra le prime due si faccia in modo da non vanificare l'intento di portare i fedeli a una conoscenza più completa del mistero della salvezza. Pertanto, salvo indicazioni in contrario, si dia la preferenza a quella delle due prime letture che meglio si armonizza col Vangelo, o a quella che, tenuto presente l'intento di cui sopra, favorisce meglio lo sviluppo di una catechesi organica, oppure a quella che consente di leggere in forma semicontinua un determinato libro.
“2. Forma lunga e forma breve
“80. Anche la scelta delle due stesure, quella lunga e quella breve, proposte talora per il medesimo testo, dev'essere dettata da un criterio pastorale. Occorre allora valutare la concreta capacità dei fedeli per un ascolto fruttuoso di una lettura più o meno lunga; la loro possibilità o meno di comprendere certi testi piuttosto difficili; la loro disponibilità per l'eventuale proclamazione di un testo più completo, che sarà poi spiegato nell'omelia.
“3. Proposta di due testi
“81.Quando vien data possibilità di scelta fra due testi o già fissati, o proposti come facoltativi, si dovrà tener presente l'utilità dei partecipanti: scegliere quindi il testo più facile e più adatto all'assemblea riunita, oppure ripetere o tralasciare un testo indicato come proprio per una data celebrazione e facoltativo per l'altra, regolandosi in base all'utilità pastorale.
“Il caso si può presentare quando si ha fondato timore che un testo presenti difficoltà in una determinata assemblea, o quando un medesimo testo si dovesse rileggere a distanza ravvicinata, per esempio la domenica e il lunedì seguente.”
Pertanto, credo che la motivazione sia chiara e riguarda soprattutto la questione di mantenere una lunghezza somigliante da una domenica all’altra, il che aiuta a mantenere l'attenzione dei fedeli. L’opportunità di alcune scelte particolari può essere messa in discussione ed eventualmente riveduta, ma l'orientamento generale delle letture rappresenta solida dottrina.
Penso che possiamo escludere considerazioni di politicamente corretto. I testi del Lezionario attuale sono stati stabiliti alla fine degli anni ’60 e quindi non possono essere interpretati alla luce di sensibilità emerse successivamente. Come ammette la stessa Introduzione al Lezionario, alcuni brani problematici sono stati evitati, ma per difficoltà di interpretazione nel contesto dell'omelia e non tanto per non offendere.
Se fosse così, allora molti altri testi andrebbero tolti dal Lezionario nei giorni in cui non c’è la possibilità di offrire una stesura breve o una lunga.
Allo stesso modo, anche se esiste una stesura più breve, la norma generale per i tipografi di opuscoli è quello di stampare sempre entrambe le stesure. Pertanto, nessun sacerdote è costretto a utilizzare la forma breve e se lo desidera può tenere l’omelia sulla stesura lunga.
[Traduzione dall'inglese a cura di Paul De Maeyer]
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I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.