È un’alleanza trasversale quella che ieri, in nome del diritto a sciogliere il matrimonio in tempi brevi, si è verificata alla Camera dei deputati. Quarant’anni dopo il referendum che confermò la legge Fortuna-Baslini del 1970 che disciplina separazioni e divorzi, i 381 sì dei parlamentari hanno ridotto i tempi a disposizione per una coppia sposata che vuole lasciarsi a 12 mesi in caso di contenzioso e a 6 mesi per le consensuali.
La soddisfazione per l’esito del voto è quasi unanime, attraversando le tre maggiori forze politiche del Paese: Partito Democratico, Forza Italia e Movimento 5 Stelle. Poche le eccezioni. Nel Pd si registra quella di Giuseppe Fioroni, il quale ha giustificato la sua astensione dal voto spiegando che “l’istituto della famiglia ha necessità di essere sostenuto e rafforzato”. L’ex ministro dell’Istruzione ritiene che “il provvedimento avrebbe meritato una riflessione più ampia che coinvolgesse anche le politiche a sostegno della famiglia e dei minori che in ambito familiare sono sicuramente i più deboli”.
A favore dei minori si era pronunciato anche Fabrizio Di Stefano, un altro “disubbidiente”, stavolta di Forza Italia. Il deputato “azzurro” aveva proposto un emendamento che – al pari delle proposte che erano state avanzate in Commissione Giustizia da Alessandro Pagano, del Nuovo Centrodestra – mirava a scorporare gli aspetti economici dal contenzioso tra i coniugi. In Forza Italia, l’altro voto negativo è giunto da Antonio Palmieri, che ha lasciato questa riflessione: “Il divorzio non va inteso come un diritto, ma come una extrema ratio, l’esito finale di un cammino volto a recuperare la rottura della coppia”.
A favore della legge di cui sono relatori Alessandra Moretti (Pd) e Luca D’Alessandro (Fi) si sono espressi (pur con alcune riserve) anche i deputati di Fratelli d’Italia, mentre la Lega Nord ha disposto ai suoi rappresentanti di votare con “libertà di coscienza”. Tra i leghisti contrari, Massimiliano Fedriga, che ha commentato: “Questo testo spazza via una norma finalizzata alla possibile riconciliazione, e viene incontro a chi ha il preciso interesse a sancire la rottura del vincolo familiare”.
Compatti contro il divorzio breve si sono schierati i deputati di Nuovo Centrodestra, di Per l’Italia e dell’Unione di Centro. A parlare, a nome dell’Udc, è Paola Binetti: “L’art. 29 della Costituzione dice chiaramente che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. È dunque chiaro che il parlamento debba lavorare a favore dell’unità della famiglia”. La deputata centrista contesta inoltre i tempi rapidissimi con cui il divorzio breve è stato licenziato: “Purtroppo la normativa per sciogliere il matrimonio è stata approvata velocemente, diversamente da quando arrivano Ddl a favore di politiche familiari, continuamente osteggiati, nonostante riguardino la conciliazione dei tempi casa/lavoro o gli incentivi per le famiglie numerose e per l’accesso ai giovani alla prima casa”.
Tempi rapidi che Alessandro Pagano (Ncd) spiega con la diffusione di “quella cultura del soddisfacimento del desiderio” che porta a “infischiarsene altamente delle parti deboli preoccupandosi piuttosto di realizzare meri interessi egoistici”. Pagano reputa che l’alleanza trasversale tra le due parti dell’emiciclo debba produrre una “seria riflessione”. Nel Ncd “dobbiamo ancor più caratterizzarci per il nostro ruolo identitario – spiega -, di baluardo del ‘pensiero forte’ contro nuove e vecchie ideologie che minano i Valori legati alla famiglia, alla libertà di educazione, al rispetto della nostra Patria e delle nostre radici cristiane”.
Ora il testo passerà al Senato, ove, vista la saldatura trasversale cui si è assistito alla Camera, è prevedibile che sarà approvato in tempi altrettanto brevi. Non demorde tuttavia Lucio Romano, capogruppo a Palazzo Madama di Per l’Italia. “Auspichiamo – ha detto il senatore – un impegno maggiore per la mediazione e la riconciliazione, oltre a concrete politiche a sostegno della famiglia. È necessario assicurare giusti tempi proprio al fine di superare conflitti familiari e tutelare i figli minori. È proprio quanto proporremo quando il provvedimento arriverà al Senato per la sua discussione”.
A non pensarla come Romano sono gli avvocati matrimonialisti, che hanno tutto l’interesse affinché le coppie che si lasciano aumentino. Gian Ettore Gassani, presidente dell`Associazione degli avvocati matrimonialisti italiani (Ami), accoglie con giubilo la notizia dell’approvazione “flash” del divorzio breve alla Camera e pensa già al futuro, dichiarando che “urge una regolamentazione delle coppie di fatto etero ed omosessuali, perché l`Italia resta l`unico Paese tra i grandi d`Europa a mantenere un diritto di famiglia assolutamente conservatore”. Invece i “piccoli” d’Europa, cioè i bambini, sembrano essere l’ultima preoccupazione degli alfieri del divorzio breve, nonostante gli psicologi rimarcano il “trauma pressoché insuperabile” dei figli di coppie che si lasciano.