“All’inizio della creazione, Dio ha creato l’uomo custode della sua opera, incaricandolo di coltivarla e di proteggerla”. Parte dalla originaria opera divina, Francesco per ricordare al signor Guy Ryder, direttore generale dell’ILO, che il lavoro è “un dono” oltre che un dovere.
Francesco scrive in occasione della 103a Sessione della Conferenza dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, avviata oggi a Ginevra fino al 12 giugno. E chiarisce sin dalle prime righe il punto di vista del Papa, e dunque della Chiesa, sul lavoro umano.
Il lavoro “è parte della creazione e continua il lavoro creativo di Dio”, scrive Bergoglio. Una verità questa che “ci porta a considerare il lavoro sia un dono che un dovere”, e che ricorda che esso “non è meramente una merce, ma possiede la sua propria dignità e valore”.
La Santa Sede, pertanto, apprezza il contributo dato dall’ILO per “la difesa della dignità del lavoro umano nel contesto dello sviluppo sociale ed economico attraverso la discussione e la cooperazione tra i governi, i lavoratori e i datori di lavoro”. “Tali sforzi – afferma il Santo Padre – sono al servizio del bene comune della famiglia umana e promuovono dovunque la dignità dei lavoratori”.
Una dignità che, nel mondo attuale, il più delle volte è ferita e sminuita piuttosto che valorizzata. La Conferenza di Ginevra si riunisce, infatti, “in un momento cruciale nella storia economica e sociale”, osserva Francesco. Un momento “che presenta sfide per il mondo intero”. Prima fra tutte la disoccupazione che “sta tragicamente espandendo le frontiere della povertà” e demoralizzando i giovani, al punto di perdere “la consapevolezza del loro valore” e sentirsi “alienati dalla società”.
Un altro grave problema è poi la migrazione di massa. “Già il notevole numero di uomini e donne costretti a cercare lavoro lontano dalla loro Patria è motivo di preoccupazione”, dice il Papa. Nonostante la loro speranza per un futuro migliore, queste persone “frequentemente incontrano incomprensione ed esclusione”. Per non parlare delle esperienze “di tragedie e disastri” che subiscono. Al posto del “lavoro dignitoso” agognato, i migranti oggi si trovano davanti solo “una certa globalizzazione dell’indifferenza”.
Cosa che li espone a seri “pericoli” quali “la tratta di esseri umani, il lavoro coatto e la riduzione in schiavitù”. Veri e propri orrori, secondo Papa Francesco, per cui non ci sono giustificazioni: “È inaccettabile – scrive nel messaggio – che, nel nostro mondo, il lavoro fatto da schiavi sia diventato moneta corrente. Questo non può continuare! La tratta di esseri umani è una piaga, un crimine contro l’intera umanità”.
Il Vescovo di Roma chiede dunque “di unire le forze e di lavorare insieme per liberare le vittime di tali traffici”, in modo da “sradicare questo crimine che colpisce tutti noi, dalle singole famiglie all’intera comunità mondiale”. Ora è il momento di agire, ora è il momento “di rafforzare le forme esistenti di cooperazione e di stabilire vie nuove per accrescere la solidarietà”, afferma.
Indica poi quanto è necessario per compiere questo tipo di lavoro: da “un rinnovato impegno a favore della dignità di ogni persona”, ad “una più determinata realizzazione degli standard internazionali sul lavoro”; da “una nuova valutazione delle responsabilità delle società multinazionali nei Paesi dove esse operano”, ad “uno sforzo coordinato per incoraggiare i governi a facilitare gli spostamenti dei migranti a beneficio di tutti”.
Dietro tutte queste iniziative dell’ILO per “promuovere la dignità della persona umana e la nobiltà del lavoro” c’è la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica che è guida e sostegno, ricorda il Papa. E conclude incoraggiando gli sforzi “nell’affrontare le sfide del mondo attuale, rimanendo fedeli a tali nobili obiettivi”. Infine, invoca “la benedizione di Dio su tutto quanto fate per difendere ed incrementare la dignità del lavoro per il bene comune della famiglia umana”.