La Chiesa “è nata in uscita”. Questa espressione così cara a papa Francesco, è stata ribadita dal Pontefice in occasione della messa concelebrata oggi pomeriggio nel Cenacolo di Gerusalemme, assieme agli Ordinari della Terra Santa e agli ecclesiastici del seguito papale.

È proprio nel Cenacolo che la Chiesa “è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d’amore nel cuore”, ha affermato il Santo Padre.

Dopo la Resurrezione, poi, sempre nel Cenacolo, Gesù “comunicò agli Apostoli il suo stesso Spirito e con questa forza li inviò a rinnovare la faccia della terra (cfr Sal 104,30)”.

Uscire e partire, tuttavia, “non vuol dire dimenticare”, dal momento in cui, “la Chiesa in uscita custodisce la memoria di ciò che qui è accaduto” e “lo Spirito Paraclito le ricorda ogni parola, ogni gesto, e ne rivela il senso”.

Nel Cenacolo avvenne anche la lavanda dei piedi, un “servizio” che Gesù presta ai suoi discepoli e che “significa accogliersi, accettarsi, amarsi, servirsi a vicenda. Vuol dire servire il povero, il malato, l’escluso”.

C’è poi l’aspetto del “sacrificio”, che si sostanzia nella celebrazione eucaristica in cui “Gesù si offre per noi al Padre, perché anche noi possiamo unirci a Lui, offrendo a Dio la nostra vita, il nostro lavoro, le nostre gioie e i nostri dolori”.

Il Cenacolo, inoltre, “ci ricorda l’amicizia”, che Gesù offre ai Dodici, non chiamandoli più “servi” (cfr Gv 15,15). “È questa l’esperienza più bella del cristiano, e in modo particolare del sacerdote: diventare amico del Signore Gesù”, ha commentato il Pontefice.

Nel Cenacolo si consumano poi il “congedo” del Maestro dai discepoli e la “promessa” di ritrovarsi (Gv 14,3). Gesù, infatti, “non ci lascia, non ci abbandona mai, ci precede nella casa del Padre e là ci vuole portare con Sé”.

Dall’altro lato della medaglia, ci sono la “meschinità”, la “curiosità” e il “tradimento” (nel caso specifico di Giuda): tutti atteggiamenti che viviamo ogni volta che “guardiamo con sufficienza il fratello, lo giudichiamo; quando con i nostri peccati tradiamo Gesù”.

In primo luogo, però, il Cenacolo “ci ricorda la condivisione, la fraternità, l’armonia, la pace tra di noi”. Da quelle quattro mura è scaturita un’autentica sorgente di “carità” che, “come un fiume dalla fonte”, si presenta come “un ruscello e poi si allarga e diventa grande”.

Alla fonte del Cenacolo, hanno attinto tutti i santi: “il grande fiume della santità della Chiesa sempre prende origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo, dall’Eucaristia, dal suo Santo Spirito”, ha affermato il Papa.

Il Cenacolo è infine culla di una “nuova famiglia”, la Chiesa di “Gesù risorto”, che ha la propria Madre nella “Vergine Maria”. A questa “grande famiglia” appartengono tutte le “famiglie cristiane”: in essa “trovano luce e forza per camminare e rinnovarsi, attraverso le fatiche e le prove della vita” e vi sono “invitati e chiamati tutti i figli di Dio di ogni popolo e lingua, tutti fratelli e figli dell’unico Padre che è nei cieli”.

Nel Cenacolo si intravedono, dunque, “l’orizzonte del Risorto e della Chiesa” e da lì “parte la Chiesa in uscita, animata dal soffio vitale dello Spirito. Raccolta in preghiera con la Madre di Gesù, essa sempre rivive l’attesa di una rinnovata effusione dello Spirito Santo”, ha quindi concluso il Pontefice.