L'altro Paraclito

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

La visita di Pietro e di Giovanni in Samarìa è un esempio di unità. L’imposizione delle mani degli apostoli sui cristiani di Samarìa è un modo per “confermare” e autenticare il lavoro apostolico realizzato da Filippo, un ellenizzato che non apparteneva al collegio apostolico. Lo Spirito Santo, già donato dal battesimo di Filippo, è integrato con lo Spirito dei carismi attraverso l’imposizione delle mani da parte degli Apostoli. Nel Vangelo, Gesù fa la grande promessa: l’invio dello Spirito Santo, l’“altro Paraclito”, perché guidi il cammino della Chiesa nel tempo e nella storia. 

Meditazione

Il termine “Paraclito”, nel Nuovo Testamento, è proprio di Giovanni. Per l’Evangelista questo è quasi il nome proprio dello Spirito Santo. La parola deriva dal greco παρα κλητος (paracletos), e significa letteralmente “chiamato appresso”. L’equivalente latino è l’ad-vocatus, cioè “avvocato”, “difensore”, “soccorritore”, per estensione “consolatore”. Nella sua Prima Lettera, Giovanni applica il titolo di “Paraclito” a Gesù glorificato. Per questo nel Vangelo Gesù dice: «Pregherò il Padre, ed egli vi darà un “altro Paraclito”» (Gv 14,16). Il riferimento è allo Spirito Santo. Inviato dal Padre su richiesta di Gesù, lo Spirito avrà con i discepoli un rapporto che viene descritto con tre preposizioni: sarà conloro, sarà accanto a loro e sarà in mezzo a loro (o in loro): prenderà dunque il posto e il ruolo di Gesù, che sta per lasciarli, restando con loro “per sempre”. Per questo egli diviene il nostro “divino consolatore”. Abbiamo bisogno non solo di luce e di forza, ma anche di consolazione per vivere. La parola latina con-solatio, esprime l’idea di stare accanto a qualcuno e di non lasciarlo nei momenti di difficoltà. Allora la solitudine «non è più solitudine» (Benedetto XVI, Spe salvi, 38). Il nostro cuore è inquieto, dice sant’Agostino. Esso si sente spesso solo e minacciato: la stanchezza lo abbatte, l’avvenire lo spaventa, gli amici a volte vengono meno. Nel nostro pellegrinaggio terreno, lo Spirito Santo è il nostro migliore compagno e amico. Egli è inviato dal Padre per rimanere sempre con noi, confortarci, lenire i nostri dolori e allontanare da noi quel senso di turbamento che invade il nostro cuore ogni qual volta accade qualcosa di incomprensibile attorno a noi. 

Preghiera

Grazie, Spirito Santo, perché sei per noi il consolatore, il dono supremo del Padre. Grazie per essere accanto a noi nella lotta, per aiutarci a vincere il nemico e a rialzarci dopo la sconfitta. Grazie per essere la nostra guida nelle scelte difficili della vita e per preservarci dal fascino del male. 

Agire

Ogni mattina invocherò lo Spirito Santo, il “consolatore perfetto”, il “dolce ospite dell’anima”, perché egli doni consolazione e pace a me e a tutti gli uomini. 

Meditazione del giorno a cura di monsignorVito Angiuli, vescovo di Ugento – Santa Maria di Leucatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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