Come i suoi predecessori Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, anche Papa Francesco ha iniziato oggi, sabato 24 maggio, il suo viaggio in Terra Santa dalla Giordania, “al di là del Giordano” – visto da Gerusalemme – e dal battesimo, il quale costituisce per il cristiano la porte d’ingresso nella Terra Promessa dell’amore di Dio.
Ma trovandosi al punto più basso del globo, è anche simbolo della “più perfetta umiltà”, prima di Betlemme, domenica 25, e della “salita” a Gerusalemme, lunedì 26.
Dopo il suo arrivo all’aeroporto di Amman, dopo la visita di cortesia al palazzo reale e l’incontro con le autorità giordane, e dopo la Messa allo stadio di Amman alle ore 16.00, verso le 18.15 il Papa è andato sul fiume Giordano, per pregare in silenzio.
Nel Vangelo di san Giovanni si legge “Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando” (1,28).
Il Papa ha ricordato queste parole e il battesimo di Gesù – l’epifania della Trinità – e la figura di san Giovanni Battista e – come Paolo VI – habenedetto le acque del fiume che viene dal Libano, dal Monte Hermon, per lanciarsi dopo un percorso di 360 chilometri nel Mar Morto, a 392 metri sotto il livello del mare.
Le acque del Giordano sono cruciali per l’intera regione, nella quale la siccità spesso fa abbassare il livello del lago di Tiberiade.
Il Papa è venuto per incontrare la realtà della Chiesa e della società in Giordania, in particolare i rifugiati e le persone disabili. E anche il futuro della Giordania, nel senso che il sito di Betania del Giordano è importante per l’apertura del Paese al turismo religioso.
In Giordania, la popolazione è per il 97% musulmana, ma vengono costruite chiese, che per il loro finanziamento godono delle stesse agevolazioni fiscali delle moschee.Il sito di Betania prevede la presenza di due comunità per garantire l’accoglienza spirituale dei pellegrini, anche un centro alberghiero e dei negozi.
Per non disturbare il raccoglimento dei pellegrini i due poli sono collegati da un una galleria scavata nella collina.
Anche se rispetto ad Israele la Giordania è meno ricca di luoghi biblici , va ricordato che nella regione situata tra il luogo tradizionale dell’“ascensione” di Elia il Tishbita e il Monte Nebo sono state riscoperte 16 chiese di epoca bizantina, distrutte dai terremoti e varie volte ricostruite – la zona si trova infatti sulla faglia dellaGreat Rift Valley o Grande fossa tettonica africana. I loro resti e mosaici erano rimasti nascosti sotto la sabbia per secoli fino alla loro riscoperta negli anni ’90 del secolo scorso.
Il progetto della chiesa latina è stato affidato all’architetto francese François Lacoste e verrà realizzato grazie al finanziamento da parte della Fondazione Nadim Muasher. Il plastico del progetto è stato approvato da Benedetto XVI al termine della Udienza generale di mercoledì 23 gennaio del 2008, in presenza dell’architetto, di nadim Muasher, dell’allora vicario generale patriarcale di Amman, mons. Selim Sayyegh, e dell’allora coadiutore del patriarca di Gerusalemme, l’attuale patriarca Fouad Twal.
Giordania, Palestina ed Israele fanno infatti parte del territorio pastorale del patriarcato latino di Gerusalemme, con fedeli sia di lingua araba che di lingua ebraica.
Durante il suo viaggio in Terra Santa, Benedetto XVI aveva benedetto la prima pietra della Chiesa, il 10 maggio del 2009. I lavori non sono ancora terminati.
Per l’architetto Lacoste, Betania è il “luogo del Passaggio” per eccellenza. Si trova al punto più basso del globo, a solo 10 chilometri dal Monte nebo, dove morì Mosé, la porta d’ingresso in Terra Promessa (Giosuè 3), quello del passaggio del Giordano da parte di Elia ed Eliseo (2 Re 2), e poi da numerosi passaggi di Gesù, cominciando dall’incontro con il Battista e il proprio battesimo nelle acque del fiume.
Per Lacoste, Betania è anche il luogo di incontro degli “artigiani della pace”, come ha detto nel febbraio scorso. Per l’architetto francese il punto più basso della terra è anche quello della “più perfetta umiltà”. Seguendo le orme di Gesù, anche i Papi entrano in Terra Santa da questa porta.
A Betania, il Papa sarà accompagnato dal re Abdullah II, che aveva già accompagnato Benedetto XVI in questo luogo nel 2009, un gesto che rispecchia l’importanza che il sovrano attribuisce a questo progetto “pilota”.
Il Papa incontrerà i rifugiati, un gesto significativo verso la Giordania, generosa terra di accoglienza di palestinesi, iracheni e adesso anche siriani. In questo modo rivelerà al mondo le tragedie che scuotono la regione e un appello ad invocare il dono della pace.
Papa Francesco incontrerà a Betania “al di là del Giordano” anche dei diversamente abili. Mons. Selim Sayyegh ha appoggiato nel 2004 la fondazione del centro Nostra Signora della Pace di Amman, che accoglie bambini o adulti con un handicap, cristiani e musulmani, seguiti da équipes specializzate.
Il centro, che conta oggi 6 sedi sparse per tutta la Giordania, ha contribuito a cambiare la percezione dell’handicap nella società.
Domani, domenica 25 maggio, papa Francesco attraverserà il Giordano, per recarsi a Betlemme, dove celebrerà anche la Messa sulla spianata della basilica della Natività.
Poi seguirà la sua “salita” a Gerusalemme, dove pregherà lunedì nella basilica del Santo Sepolcro insieme con il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, in ricordo dello storico incontro con tra papa Paolo VI e il patriarca Atenagora nel gennaio del 1964, per rilanciare il dialogo per una unità visibile dei cristiani.