Salgo in treno e si siede accanto a me una ragazza giapponese, luterana.
Alla prima fermata sale un signore che, dopo aver scambiato con lei alcune parole, chiamandola per nome la saluta e scende rapidamente prima che il treno riparta.
“È il mio nuovo professore di pianoforte; ne ho cambiati tanti di insegnanti – mi confida la giovane – ma ho scelto questo perché è uno che mi dà fiducia: non parla molto, ma fa bene il suo lavoro, è un vero artista.
I più invece tengono dotte lezioni sulla musica, fanno lunghi discorsi, spendono molte parole per esprimere idee fumose e peregrine”.
Con il mio sguardo, più che con le parole, le chiesi di spiegarmi più chiaramente quel “mi dà fiducia perché parla poco, ma fa”.
A questo punto si fa riflessiva e sorridendo mi dice che lei non gradisce frequentare chi parla molto; non ha bisogno di idee sulla musica, ma ha bisogno di incontrare veri professionisti, attivi, capaci e stimati, innamorati della loro arte.
Solo quando ne trovo uno – continua – gli chiedo come fa ad essere così bravo, qual è il segreto della sua riuscita. Assisto quindi a qualche suonata e imparo molto di più guardando e ascoltando un’esecuzione musicale che udendo lezioni e parole sulla musica.
Mi metto a sorridere per farle capire che questa sua confidenza mi suggerisce un prezioso insegnamento per la mia vita di sacerdote. “Io devo spesso parlare di Dio, del vangelo. Devo insegnare a vivere la vita cristiana.
Grazie, Midori, tu mi rinfreschi la lezione che Gesù, col suo comportamento, ci ha lasciato. Prima di insegnare ha fatto, ha vissuto. Anzi lui non dice parole, è la Parola; parola che tale non è se non è vita; “Parola di Vita”, anzi Vita della parola.
Ciao da p. Andrea
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