Cristo è la nostra pace

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Si conclude il primo viaggio missionario di Paolo e Bàrnaba. Dopo essere stato lapidato a Iconio, Paolo, per nulla intimorito, annuncia il Vangelo a Derbe. Quindi intraprende il suo viaggio di ritorno ad Antiòchia ripercorrendo le tappe dell’andata. Visita nuovamente le comunità cristiane da lui fondate e le conferma nella fede. Arrivato ad Antiòchia, offre un’interpretazione teologica della sua missione: l’evangelizzazione è soprattutto opera di Dio e della sua grazia. Il brano del Vangelo di Giovanni è la conclusione del primo discorso di addio. Gesù invita i suoi discepoli a non temere per la sua prossima dipartita e lascia loro in eredità la sua pace.   

Meditazione

Nell’Antico Testamento pace (shalom) e alleanza (berit) sono strettamente legate tra di loro: la pace è un rapporto, il risultato dell’alleanza stipulata tra Dio e il suo popolo. La pace è la pienezza di tutti i beni messianici. Essa annuncia una pienezza di vita (la pace dell’uomo), una prosperità sociale (la pace tra gli uomini), una rinnovata comunione con il Signore (la pace con Dio). Gesù riprende questo saluto. Non si tratta, però, di un semplice augurio, ma di un dono nuovo e definitivo. Egli rimarrà per sempre in mezzo ai suoi discepoli e la sua presenza sarà apportatrice di pace, perché Egli stesso è la pace vera, quella che il mondo non può dare. Sant’Agostino commenta il brano del Vangelo con queste parole: «Che cosa ci lascia quando se ne va, se non se stesso, dal momento che non ci abbandona? Lui stesso è la nostra pace, lui che ha superato in sé ogni divisione. Egli è la nostra pace se crediamo in lui, e sarà la nostra pace quando lo vedremo così come egli è» (Omelia, 77). Nel terzo canto del Paradiso, Dante Alighieri spiega che la felicità dei beati consiste in un totale abbandono alla volontà di Dio («e ‘n la sua volontade è nostra pace», Paradiso, III, 85). È noto il saluto con il quale san Francesco d’Assisi si rivolgeva ai suoi contemporanei: «Il Signore vi dia la pace». Tra gli altri fioretti della sua vita, si racconta anche che egli riuscì a mettere pace tra il vescovo Guido e il podestà, messer Oportolo. Invitati i due contendenti sulla piazza di Assisi, fece intonare dai frati le parole del Cantico. Quando i frati cantarono la strofa del perdono, la gente pianse. La commozione generale riuscì a contagiare profondamente anche i due rivali, che fecero pace. Questa vicenda illustra la missione di ogni cristiano: essere un uomo operatore di pace. 

Preghiera

O Padre, tu vuoi che i tuoi figli siano operatori di pace; fa’ che noi, tuoi fedeli, lavoriamo senza mai stancarci per promuovere quella giustizia che sola può garantire la pace autentica e duratura. 

Agire

Chiedere al Signore la pace del cuore, la pace nella famiglia, la pace con il prossimo. 

Meditazione del giorno a cura di monsignorVito Angiuli, vescovo di Ugento – Santa Maria di Leucatratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti  info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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