"Dio non è un giudice, è più simile a un avvocato difensore"

Il saggio di don Andrea Fontana si sofferma sugli interrogativi più profondi del cuore umano

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Ad una settimana dalla conclusione del Salone del libro di Torino, ZENIT ha raccolto nuove testimonianze di autori e partecipanti all’evento internazionale.

Don Andrea Fontana, autore del volume La presunzione di definire Dio (Edizioni Effatà, 2012) e Simona Colonna, cantante e musicista piemontese che, con il suo inseparabile violoncello, aveva interpretato il Panis Angelicus di Cesar Frank e composto brani per l’ultima esposizione della Sacra Sindone.

Due personalità apparentemente distanti, unite però dalla cultura e dal desiderio di trasmettere contenuti ed emozioni al grande pubblico italiano.

Rompere con le rappresentazioni distorte di Dio, presenti nell’immaginario collettivo e affrontare con coraggio e umiltà una riflessione sul Creatore, sono gli obiettivi principali del volume di don Fontana.

“L’amore di Dio è gratuito – afferma il sacerdote – il piacere e il peccato non sono due parole che si contrappongono. Dio non è un giudice, ma la sua figura si avvicina più a quella di un avvocato difensore. Questi sono i temi caldi del volume ed è stata mia intenzione confutarli utilizzando la Sacra Scrittura”.

“Anche nel mio secondo saggio Dio dà un banchetto per te (Effatà, 2013) – prosegue l’autore – voglio sottolineare il rapporto che ogni cristiano dovrebbe avere con Lui: la nostra relazione deve essere di amore. Partendo dalla parabola del Padre Misericordioso, cerco di essere strettamente legato al testo biblico con riferimenti più poetici, legati all’attualità”.

E veramente impregnata di alta poesia, cultura e vicinanza alla quotidianità del popolo, è stata l’interpretazione di Simona Colonna.

“Sono venuta a raccontare, al Salone, alcuni aspetti delle mie radici piemontesi e far conoscere meglio il mio cd Masca, vola via, dove ho unito la voce del violoncello con la mia, nel mio dialetto d’origine”.

“Le masche sono streghe nate dalla mente dei nostri contadini, alle quali venivano additate tutte le malefatte, un raccolto andato a male oppure la morte di un neonato. Tutto il negativo era, ahimè, affiancato al mondo della donna. Nel mio disco la masca vola via, in segno di scongiura. Nella tradizione piemontese le masche esistevano e continuano ad esistere, come credo in tutta Italia”.

Come ha considerato la partecipazione dell’editoria cattolica a questo evento, lei che ha animato, come musicista, l’ostensione della Sacra Sindone? “Un fatto estremamente positivo. Al di là dell’appartenenza religiosa, penso che la cultura e la musica, siano stati fattori estremamente efficaci al Salone di Torino. È stato costruttivo proporre la tematica religiosa in questo contesto, anche se  è impossibile entrare nella mente di tutti… Avere un’idea, e portarla avanti con tale entusiasmo, è un risultato da non sottovalutare”.

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Giorgia Innocenti

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