[La prima parte dell’intervista è stata pubblicata ieri, giovedì 15 maggio]
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Pensi che si possa guarire dall’omosessualità?
Ariño: Sì. Dio può guarire tutte le nostre ferite, comprese quelle psico-sessuali. Tuttavia, io non mi focalizzo su una sola forma di guarigione dell’omosessualità. Non dimentichiamo che è Dio che sceglie i modi, non noi! Non dimentichiamo neanche che ci sono diversi gradi di profondità della ferita omosessuale, e che in certe persone l’omosessualità non è così profondamente radicata, mentre in altre essa è talmente profonda (senza tuttavia essere fondamentale) che cercando di eliminare la zizzania, si rischia di portare via anche il seme buono. È importante credere alle guarigioni spettacolari di Gesù (e conosco delle persone che sono riuscite a superare la loro paura e la loro ferita omosessuale), senza tralasciare le guarigioni progressive e meno spettacolari. Per esempio, ci sono dei malati di cancro che vanno a Lourdes e che tornano da questo luogo con la stessa malattia. Hanno pregato male o hanno fatto male la loro richiesta? No. Esse sono guarite diversamente. Per mezzo del senso che il sostegno di Gesù dà ai loro dolori. Dio permette a volte che il male attecchisca per meglio manifestarvi la sua presenza trascendente.
Alcune persone – specialmente tra i fondamentalisti religiosi cristiani e protestanti in particolare, sono fanatici degli «ex-gay» e delle «terapie riparative» per quanto riguarda l’omosessualità. In pratica, queste sono nel diniego totale delle persone omosessuali, della loro libertà, del loro percorso e della realtà del desiderio omosessuale. Secondo loro, poiché si tratta di un problema “orribile”, che non dovrebbe esistere, finisce per non esistere affatto! A tal proposito, ho sentito, a delle conferenze contro il gender ed il “matrimonio per tutti”, un incoraggiamento chiaro a non trattare la questione dell’omosessualità. È molto preoccupante, questa fuga in avanti verso un manicheismo spirituale o un freddo scientismo. La Chiesa ci chiama davvero a mettere la Carità e la Persona davanti alla Verità, anche se la Verità è necessaria alla consistenza della Carità. Dobbiamo guardare in faccia l’omosessualità, prima di sapere cosa farne. Riguardo a questo desiderio reale, un certo numero di cattolici ha la tendenza a focalizzarsi sulla guarigione prima ancora di guardare cosa c’è da guarire, prima ancora di considerare la persona omosessuale e di vedere che alcuni di noi resteranno omosessuali tutta la vita. Accade che essi vengano talvolta defraudati della loro omosessualità dai tanti cattolici che si focalizzano sulla guarigione, facendo molti danni. Il peggio è che sono sinceri, dal momento che ci vittimizzano, piangono per noi, drammatizzano la nostra situazione e alla fine ci colpevolizzano ancora di più. Se si sente ancora un desiderio omosessuale dopo essersi sposati, dopo aver domandato senza sosta la guarigione a Gesù, dopo una psicoterapia o una agape-terapia, bisogna essere sospettati per tanta “viltà”? Per una così grande mancanza di fede e d’impermeabilità al dono della grazia? Non bisogna mai smettere di credere nella guarigione di Gesù. Non bisogna smettere di chiederla, ma le forme di questa guarigione non ci appartengono, anche se noi concorriamo a questa guarigione e Gesù non ci libererà senza il nostro consenso e senza la nostra libertà.
Cerco di far capire – specialmente a certi spiriti talmente pii che mettono la Verità al di sopra della Carità e della realtà – che non è perché io li metto in guardia contro l’eterosessualità (che è una parodia della differenza dei sessi, parodia che la Chiesa d’altronde non ha mai difeso), e neanche perché io tratto con prudenza il concetto di “guarigione dell’omosessualità”, neppure perché parlo apertamente di omosessualità, che pertanto io giustifichi l’omosessualità o mi riduca ad essa o ancora dubiti dell’efficacia delle “terapie riparative”, in alcuni casi. Tutto ciò che desidero è la dolcezza ed il rispetto per le persone, nell’esigenza della Verità proposta da Gesù. Lui non ci accoglie “a partire dal momento in cui non saremo più omosessuali” o “perché non saremmo veramente omosessuali” né “per cambiarci”. Lui vuole convertirci. Non cambiarci. E prende sul serio ciò che noi sentiamo. Lui opera con ciò che noi siamo e a partire da lì, si adatta e dice: “Vediamo cosa si può fare!”.
Infine, quali consigli daresti ai Paesi europei che si preparano a ricevere lo tsunami del «matrimonio per tutti» e del gender?
Ariño: Consiglio loro di utilizzare lo stesso linguaggio dei promotori di queste leggi inumane che destrutturano l’identità sessuata, il matrimonio e la famiglia, piuttosto che partire da ciò che si sa già (che può essere giusto forse sulla carta o in teoria, ma che non dirà nulla al ragionamento emotivo e sentimentalista dell’opinione pubblica e dei nostri governanti). Per ora, ed il caso francese nel 2013 lo ha dimostrato ancora una volta, abbiamo avuto troppa paura di parlare di omosessualità e di omofobia, ci siamo rifugiati dietro il bambino, la famiglia, tanto che la legge del “matrimonio per tutti” è passata dividendosi ipocritamente in due. I nostri politici hanno avuto il coraggio di dire che se ciò che ci creava problemi era soltanto il bambino, essi avrebbero fatto passare la legge di “apertura” del matrimonio “in nome dell’amore e dell’uguaglianza” e sarebbero stati pronti a discutere delle conseguenze sulla filiazione successivamente! La questione, per gli oppositori al gender e al “matrimonio gay”, consiste nell’aiutare le persone omosessuali a parlare pubblicamente e così dimostrare che la loro omosessualità è strumentalizzata per far passare una legge che, concretamente, dà come minimo 3 genitori ad un bambino, e che costituisce un cambiamento di civilizzazione enorme: è la condizione dell’alterità dei sessi nel matrimonio che viene soppressa! Nel corso dei dibattiti sul “matrimonio per tutti” bisognerà soprattutto difendere la differenza dei sessi amanti (non la differenza dei sessi in sé) e denunciare l’eterosessualità, che è il principale fondamento ideologico sul quale riposano il gender, il “matrimonio per tutti” e tutte le ideologie pro-gay (oltre alla credenza nell’“omofobia”). Soltanto demistificando l’omosessualità si mostra la grandezza delle coppie uomo-donna amanti e si smonta l’idealizzazione/banalizzazione sociale dell’omosessualità!
[Intervista a cura di N.S.]