Qual è il miglior metodo per sostenere politiche familiari e promuovere la vita nel Parlamento europeo? Evitare che si intervenga. Detto da Marco Scurria, tra i fondatori di Fratelli d’Italia, curriculum politico che attesta la sua sensibilità ai valori tradizionali, può apparire contraddittorio. E invece lui, che Strasburgo e Bruxelles le frequenta assiduamente dal 2009, anno della sua elezione ad europarlamentare, spiega la ragione di questa linea muovendosi attraverso un filo logico che appare convincente.
D’altronde l’Europa su questi temi, spiega Scurria a ZENIT, “soprattutto se si guarda alle legislazioni di alcuni Stati del Nord, ha delle posizioni molto lontane dalla tutela della famiglia naturale e della vita”. Di esempi che lo dimostrano se ne possono fare diversi, ma all’eurodeputato ne viene in mente uno su tutti. “Basti pensare a questa follia di ‘genitore 1’ e ‘genitore 2’, che ora si è affacciata anche in Italia ma che nasce appunto nell’Europa settentrionale”, spiega.
Il vento che tira lassù, apportatore di varie declinazioni relativiste, arriva sino all’Europarlamento. Il rischio che possa propagarsi in tutto il Continente è dunque concreto. Pertanto, “siccome le politiche familiari e tutto ciò che riguarda i temi connessi alla vita sono di materia sussidiaria, ossia di competenza degli Stati nazionali, noi stiamo facendo di tutto affinché non vi siano interventi”, racconta Scurria.
Ebbene, questo impegno di resistenza è tutt’altro che banale. Nei mesi scorsi le Commissioni hanno sottoposto al voto degli eurodeputati un paio di testi che, pur non vincolanti, contengono suggerimenti agli Stati membri che sdoganano l’ideologia gender e soddisfano le richieste di alcune lobby omosessuali. Prima il Rapporto Estrela (bocciato) e poi il Rapporto Lunacek (approvato).
Marco Scurria è uno di quei parlamentari italiani che ha votato in entrambe le occasioni contro. “Non potevo che votare contro questi testi demagogici e fuori dalla realtà – afferma -. Rappresentano posizioni che rifuggono ogni presupposto non solo naturale, ma anche di buon senso”. E sottolinea che “con il Rapporto Lunacek si arriva a stravolgere il tessuto della famiglia e quindi della società”.
Quanta ingerenza c’è stata da parte di alcuni gruppi di pressione affinché, dopo la bocciatura del Rapporto Estrela, un testo simile venisse riproposto e raccogliesse un consenso tale da farlo approvare? “I gruppi di pressione esistono e fanno il loro dovere, ossia orientare i parlamentari nella direzione che loro prediligono”, riflette Scurria.
Se però deve indicare un colpevole di quanto è avvenuto, lo individua tra chi è stato negligente. Ce l’ha con il Partito Popolare Europeo, “il quale dovrebbe essere il partito che raccoglie una certa eredità, testimoniata dalla dizione democristiana che ha nel sottotitolo, ma che nei fatti non tutela affatto i valori cristiani”, osserva.
“È un partito – rincara la dose – che ogni volta che si parla di questi temi (aborto, matrimoni omosessuali, adozioni a coppie dello stesso sesso) va in ordine sparso” e tradisce la sua storia. È stato questo uno dei motivi per cui, nel dicembre scorso, Fratelli d’Italia è uscito da questo contenitore, “non più in grado di farsi portavoce dei valori europei ma semplice strumento per attuare politiche in linea con ciò che si stabilisce nel Nord Europa”, commenta Scurria.
Situazione che si riflette anche tra quei partiti italiani che ancora fanno parte del Ppe. “È difficile – sottolinea Scurria – poter vedere nel Nuovo Centrodestra un baluardo dei valori cristiani, poiché oggi è al governo con il centro-sinistra e si sta facendo interprete di politiche che vanno in altra direzione. Basti pensare alla depenalizzazione della droga”. E Forza Italia? “Mi pare in confusione totale, del resto sono alcuni suoi deputati che hanno fatto la proposta di legge in Italia per il matrimonio delle coppie omosessuali”, prosegue Scurria. “Forse proprio perché sono nel Partito Popolare Europeo, ma mi pare che Fi e Ncd stiano prendendo una deriva relativista”, chiosa.
In alcune battaglie, tuttavia, Scurria condivide la stessa barricata con alcuni membri di questi partiti che attacca. Per esempio, laddove vi è da sostenere Uno di Noi, la raccolta di quasi due milioni di firme per proibire finanziamenti da parte dell’Unione europea ad attività che prevedono la distruzione di embrioni umani. “Con il Trattato di Lisbona si è concesso ai cittadini di partecipare a decisioni importanti”, rileva Scurria. “È significativo – conclude – che una delle prime petizioni sia stata proprio questa, magari può costituire un primo tassello per edificare un’Europa diversa da quella che abbiamo oggi”.