Il 15 maggio la Chiesa cattolica celebra la memoria liturgica di San Giovanni Battista de La Salle, fondatore dei Fratelli delle scuole cristiane e patrono degli educatori. L’educazione oggi, come ai tempi del Santo, rappresenta il terreno sul quale confrontarci per accogliere le sfide che ci provengono dalla Chiesa e dalla società civile.
Già nella Lettera alla Diocesi di Roma sul compito urgente dell’educazione il Papa emerito Benedetto XVI ha denunciato «un’atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita».
In una società caratterizzata dalla globalizzazione, che si affida a nuovi codici di linguaggio e di relazione, che poggia sulla forza delle tecnologie avanzate, su organigrammi e moduli di lavoro sofisticati e rigidamente ripetitivi, in una società dominata dalle oligarchie del sapere e dall’ influssso insidioso dei mass – media, l’uomo certamente rischia di soccombere, di essere svuotato, senza l’aiuto di riferimenti valoriali che diano orizzonti di senso alla sua vita.
Il divario tra paesi ricchi e paesi poveri, l’aumento del fenomeno delle migrazioni, l’accentuazione della diversità delle identità e delle integrazioni culturali nello stesso territorio; le difficoltà derivate da problemi di stabilità della famiglia, da situazioni di disagio e di povertà, che creano un senso diffuso di disorientamento sul piano esistenziale ed affettivo in un periodo delicato della crescita e maturazione delle nuove generazioni rappresentano le nuove sfide dei Lasalliani.
L’educazione si trasforma in una vera alienazione; invece di operare in favore di ciò che l’uomo deve “essere”, essa lavora unicamente in favore di ciò di cui l’uomo può servirsi nell’ambito dell’ “avere”, del “possesso”. La tappa ulteriore di questa alienazione è di abituare l’uomo, privandolo della sua propria soggettività, ad essere oggetto di molteplici manipolazioni: le manipolazioni ideologiche o politiche che si fanno attraverso l’opinione pubblica; quelle che si operano attraverso il monopolio o il controllo dalle forze economiche o dai poteri politici, dai mezzi di comunicazione sociale; fino a giungere alla manipolazione della stessa vita.
Di qui gli interrogativi: che cosa significa oggi educare? Quale progetto educativo proporre oggi alle nuove generazioni? Che fare perché lo Stato ponga la famiglia nella condizione di riappropriarsi della missione originaria dell’educazione dei figli, senza indebolirla o distruggerla?
Ai Fratelli e Laici Lasalliani, in occasione della festa del Fondatore è stato rinnovato l’invito a trovare le risposte all’emergenza educativa nella nostra società, sull’esempio di San Giovanni Battista de La Salle.
Gloriosi istituti, come il Leonardo da Vinci di Catania, che in 80 anni di presenza ha formato intere generazioni di catanesi, ora rischiano di chiudere e le scuole cattoliche soffrono il disagio della sopravvivenza. Alla crisi economica si aggiunge la crisi di valore e la non radicata convinzione della scelta educativa, sicuro investimento per il futuro dei figli.
L’idea fondamentale di una educazione rivolta ai giovani è il fatto che attraverso di essi si ricostruisce una società; perciò il grande problema della società è innanzitutto è quello di educare i giovani. Perché l’educazione sia vera, cioè corrispondente all’umano, occorre educare e “tirar fuori” l’originale che è in noi, che in ognuno si flette in modo diverso, anche se, sostanzialmente e fondamentalmente, il cuore è sempre lo stesso. (Da “Il rischio educativo” di L. Giussani).
Vi sono dei ragazzi completamente trascurati dai genitori. Per questa ragione, da mattina a sera, non fanno altro che i loro capricci, senza alcun rispetto per i genitori: sono disubbidienti, brontolano per la più piccola cosa, si infuriano facilmente. Simili difetti derivano non tanto da un cuore mal disposto, ma dall’essere lasciati in balia di loro stessi. Tali ragazzi devono essere guidati con tanta dolcezza e bontà e quando manifestano qualcuno di questi difetti, conviene correggerli e renderli sottomessi. È opportuno correggerli mentre sono ancora giovani, perché non continuino in tale condotta (Giovanni Battista de La Salle, La norma delle scuole, 160).
Come ha detto Papa Francesco, nel recente incontro con 300.000 studenti in piazza San Pietro. “Per educare un giovane occorre un villaggio”. E’ la comunità scolastica la forza pulsante dell’azione educativa e tutti gli operatori: docenti, personale, genitori, insieme collaborano e costruiscono piccoli passi di progresso e di sviluppo formativo.
L’esemplarità dei modelli farà il resto ed anche nel disagio della carenza di risorse economiche, la forza e l’energia delle risorse umane, cariche di entusiasmo e di voglia di riuscire, porterà a compimento la bella e ardua missione di educatori.