Accorato l’invito alla speranza con cui il cardinal Vinko Puljić, Arcivescovo di Sarajevo, è intervenuto in apertura dei lavori del Congresso CCEE-CEEC sulla scuola: “Coraggio! Dio Padre vi ha convocato qui a Sarajevo, luogo che porta ancora tante ferite ma anche la certezza della vittoria sulla morte di Cristo, per parlare in primis ai vostri cuori. Il futuro è realmente di Dio: questa è la grande certezza della nostra vita, il grande, vero ottimismo”. Il Congresso durerà fino a domenica, 18 maggio, e vedrà oltre 70 partecipanti confrontarsi e scambiare esperienze attorno al tema de La formazione cristiana e l’accompagnamento spirituale degli insegnanti cattolici nella scuola.
L’incontro, promosso dalla sezione ‘Scuola’ della Commissione CCEE “Catechesi, Scuola, Università”, dal Comitato Europeo dell’Insegnamento Cattolico (CEEC) insieme alla Conferenza episcopale di Bosnia-Erzegovina, è stato aperto questo pomeriggio dal saluto del Presidente della Commissione CCEE, S.E. Mons. Marek Jedraszewski e dalla Presidente della CEEC, dr. Christine Mann.
Nella città in cui cento anni fa ha avuto inizio la prima guerra mondiale e che, nel secolo scorso, è stata segnata da tre guerre sanguinose, la Chiesa locale è impegnata quotidianamente a costruire la pace, innanzitutto attraverso “la dignità dell’uomo e dei suoi diritti”, ma anche attraverso “l’educazione e la formazione dei giovani”, ricorda Puljić. E prosegue: “Questo è l’investimento più prezioso. Ma non è sufficiente solo la formazione intellettuale, è essenziale aiutare l’uomo ad essere uomo”. Insomma il cardinale bosniaco parla di un’educazione “alla libertà e alla responsabilità, un’educazione alla convivenza e alla tolleranza, un’educazione in cui ogni uomo sia libero di essere ciò che è nei propri diritti e nelle proprie libertà”.
E per raggiungere tale scopo, ricorda l’arcivescovo di Sarajevo, è importantissima la sinergia tra le forze in campo: le famiglie, le scuole e la società.” Troppo spesso lo Stato si appropria dei diritti dei genitori nell’educazione e i genitori troppo spesso trascurano la loro responsabilità primaria. Si tratta di un processo continuo di sinergia al fine di aiutare i giovani a diventare capaci di vivere e affrontare tutte le sfide della vita per rispondere ad essa con quei valori veri che i giovani portano dentro”.
Dal canto suo, il Presidente della Commissione CCEE, mons. Jedraszewski, ha ricordato che gli insegnanti cattolici hanno il dovere di annunciare Cristo “dal momento del loro battesimo”, e pertanto “sono obbligati ad essere missionari, ad essere testimoni di Gesù Cristo” nella scuola. E di fronte a studenti non credenti, devono perdersi d’animo e ricordare che “ciascun uomo può scoprire la sua dignità umana e il suo mistero d’essere uomo attraverso la persona di Gesù Cristo”. Insomma, per l’arcivescovo polacco non esiste “uno scopo più bello e più affascinante che quello di fare vedere ai propri alunni la grandezza dell’uomo scoperta attraverso la persona di Gesù di Nazareth”.
Nel suo saluto, la Presidente della CEEC, Christine Mann, si è soffermata sul contributo che la scuola cattolica reca all’Europa, “Siamo certi – afferma la Mann – che le scuole cattoliche recano il loro contributo essenziale perché l’Europa di oggi diventi un’Europa ideale: un’Europa di pace, un’Europa che non è solo una fortezza economica, un’Europa che riconosce le religioni come portatrici di valori e nella quale le religioni hanno un loro posto fisso e riconosciuto”.