È stato presentato a Roma, lo scorso 29 aprile, presso l’Istituto Patristico Augustinianum il volume scritto dell’arcivescovo Nikola Eterović con il titolo Joseph Ratzinger – Benedetto XVI e il Sinodo dei Vescovi, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Nel volume monsignor Eterović, già segretario generale del Sinodo dei Vescovi e attuale Nunzio apostolico in Germania, ha messo insieme tutti gli interventi sinodali dal 1977 al 2012 del cardinale Joseph Ratzinger e poi quelli di Papa Benedetto XVI, ripercorrendo ben 20 Assemblee sinodali.
Alla presentazione sono intervenuti, insieme all’autore, il cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e curatore dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger, e lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che ha anche moderato i lavori.
Nel suo intervento, il cardinale Ruini ha sottolineato il discorso del papa Emerito al Sinodo del 2012 dedicato alla Nuova Evangelizzazione. Parlando del Concilio Vaticano II e della parola “aggiornamento” – lanciata da Giovanni XXIII in modo quasi programmatico e che ritorna continuamente nei lavori conciliari – Benedetto XVI ha spiegato che l’intuizione di Giovanni XXIII compendiata in quella parola sia stata e sia tuttora “profondamente esatta”.
Il cristianesimo, infatti, non è “qualcosa del passato”, perché Gesù Cristo è, ieri, oggi e per l’eternità (Ebr 13,8). Il cristianesimo è segnato cioè dalla presenza del Dio eterno, che è entrato nel tempo ed è presente ad ogni tempo. Perciò il cristianesimo è sempre nuovo, è sempre giovane. E questa attualità, questo continuo “aggiornamento” non significa rottura con la tradizione ma ne esprime la continua vitalità.
“In altre parole – ha affermato Ruini – non significa ridurre la fede abbassandola alla moda dei tempi, ma al contrario richiede di portare l’oggi che stiamo vivendo alla misura dell’evento cristiano per collocarlo nell’oggi di Dio, come hanno fatto i Padri del Concilio Vaticano II”.
“Da questo discorso – ha aggiunto il porporato – emerge nella maniera più chiara come Joseph Ratzinger-Benedetto XVI non sia affatto un conservatore nel senso ristretto del termine, ma sia invece, in maniera unitaria e profondamente evangelica, innovatore perché conservatore e conservatore perché innovatore”.
In merito alla collegialità di cui tanto si è discusso dal Concilio fino ai nostri giorni, il cardinale Ruini ha affermato: “Contro la tendenza a parlare molto e a vivere poco, oggi purtroppo abbastanza diffusa, rimangono decisive le parole di San Cipriano: ‘Non diciamo cose grandi, ma le viviamo’ (De bono patientiae, 3).
La Chiesa infatti, per sua natura, “non è un consiglio o concilio permanente, ma è una comunione e il consiglio deve servire la comunione”. Sembra infine “strettamente necessario”, afferma Ratzinger, che “la voce della Chiesa universale attraverso il Sinodo si alzi nell’unità e nella forza dell’unità sui grandi problemi del nostro tempo”.
Prendendo spunto dal libro di monsignor Eterović, il cardinale Müller ha precisato che “l’insegnamento di Benedetto XVI costituisce un prezioso patrimonio per la Chiesa, che non può essere archiviato con la fine del suo Pontificato”.
“Si tratta – ha proseguito – di una ricchezza dottrinale, la quale, se da una parte è già universalmente conosciuta e stimata, dall’altra, attende ancora di essere scoperta nella sua pienezza e profondità. Tale dottrina, infatti, nasce da un’intelligenza e da un cuore che sono protesi a valorizzare e servire la vita della Chiesa, guidati da un grande Amore per la Verità”.
“La dottrina – ha rilevato il prefetto del Sant’Uffizio – lungi dall’opporsi alla vita e alla prassi, ha esattamente lo scopo di custodire i contenuti e l’identità che la vita ci dona, per evitare che ogni realtà decisiva per l’uomo anneghi nel mare dell’indistinto e del provvisorio, o sia strumentalizzata dalla mera utilità o dagli interessi di parte”.
“La Verità – ha dunque concluso Muller – che, alla fine, è Gesù Cristo (cf. Gv 14, 6), possiede un carattere vitale che mira ad avvincere la libertà umana e ad offrirle strade sicure, per impedirle di disimpegnarsi o di ridursi a utensile per strategie non all’altezza dei suoi alti ideali”.
(a cura di Antonio Gaspari)
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