Nelle attuali dinamiche dei mezzi di comunicazione di massa, non è la “tecnologia” a fare la differenza, quanto l’“antropologia”. Lo ha detto oggi pomeriggio il segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), monsignor Nunzio Galantino, intervenendo alla tavola rotonda La RAI dei cittadini. Il servizio pubblico per la qualità della comunicazione, tenutasi presso La Civiltà Cattolica.
Siamo consapevoli, ha detto il presule, che non è “la varietà delle opinioni a costituire un pericolo, bensì la mancanza di riflessione, di profondità, di rispetto e di altruismo”.
Mettendo in guardia i responsabili della TV di stato italiana dai pericoli della disinformazione, della calunnia e della diffamazione – già richiamati non molto tempo fa da papa Francesco – il segretario generale della CEI ha sottolineato che la Chiesa, pur non avendo titolo per “suggerire come vada gestita la RAI”, può comunque ricordare che nel nostro paese “c’è ancora bisogno di un servizio pubblico che sia in grado di stimolare l’ambiente comunicativo, elevando la qualità dei modelli culturali che ci vengono offerti”.
Galantino ha quindi fatto ai dirigenti RAI la “raccomandazione” di “pensare ai giovani”, che sono “le vittime principali della crisi contemporanea”, non solo “economica” ma “di valori” e “di relazioni”. I giovani, infatti, sono una “risorsa che non possiamo permetterci il lusso di tenere in standby, continuando a considerarli il futuro della società”.
Se da un lato non è pensabile “ridare corpo ai valori attraverso un acritico ritorno al passato”, è più realistico “farsi carico della trasmissione di un sistema credibile di valori, che possa essere intercettato e fatto proprio dai nostri giovani”: un’opera per la quale “il sistema della comunicazione ha una responsabilità enorme”.
E i cattolici, in questa operazione, sono chiamati a giocare un ruolo che è quello della “educazione alla vita buona del Vangelo”, ha aggiunto il segretario generale della CEI.
Una “notazione” è stata rivolta poi da monsignor Galantino in merito al “ruolo svolto dai cattolici, in tempi molto diversi dai nostri, nella grande RAI del passato”, in particolare nel loro sforzo di “tenere alta la qualità della comunicazione della RAI”.
Galantino ha esortato i dirigenti della TV di stato presenti alla conferenza, ad “essere lievito”, spendendo e investendo le loro “migliori energie per intessere relazioni vere e suscitare domande reali, più che pretendere di dispensare risposte frettolose e compiacenti”.
“Sarete lievito – ha detto loro il segretario generale della CEI - se con il vostro servizio, saprete aiutarci ad abitare in maniera critica questo nostro tempo, piuttosto che ridurvi a proporci modelli condivisi perché tristemente scontati nella loro ripetitività”.
I media attuali stanno infatti “determinando una nuova visione dell’uomo e della cultura, che ignora la dimensione interiore e trascendente della persona: sempre più l’identità si trasforma in maschera e l’interiorità rischia d’inaridirsi nel narcisismo e, quindi, nell’autoreferenzialità”.
A tal proposito, Galantino ha citato il modello BBC, come punto di riferimento per una possibile riforma del sistema radiotelevisivo pubblico italiano: “Oggi Oltremanica non si parla più di consumo televisivo, ma di diritto di cittadinanza. Non si pensa a importare format dall’estero, ma a produrre contenuti di elevata qualità disponibili universalmente per tutti i cittadini multipiattaforma digitale”.
Citando le parole di papa Francesco, in occasione dell’udienza concessa ai dirigenti e dipendenti RAI per festeggiare i 90 anni della radio e i 60 della TV, il segretario generale della CEI ha ricordato che ogni operatore della comunicazione “è chiamato a vigilare per tenere alto il livello etico della comunicazione” e che la loro professione “oltre che informativa, è formativa, è un servizio pubblico, cioè un servizio al bene comune”.
In conclusione del suo discorso, rivolto ai dirigenti RAI, monsignor Galantino si è detto “convinto che avete tutte le carte in regola per rispondere con generosità e competenza a questa missione”.