Cresciuto in una mentalità politico-borghese, Anselmino si è abituato a portare un regalo ad amici, familiari ogni volta che scadeva un anniversario, una ricorrenza, un compleanno o comunque una festa di famiglia.
Era tutto un lambiccarsi il cervello per cercare un regalo indovinato e che non fosse uguale al precedente.
Romolo, il suo più grande amico, per alcuni anni non lo vide arrivare in casa il giorno del suo compleanno. Motivo? Aveva, secondo lui, esaurito la fantasia e il valore dei regali che doveva essere sempre superiore al precedente. Temeva di non essere all’altezza. Senza dir niente a nessuno, aveva risolto il problema standosene a casa o comunque fingendo lunghe assenze da casa.
Appena l’amico Romolo seppe una cosa del genere, si precipitò a casa di Anselmino per dirgli: Per me è lo stesso se mi porti una rosa, se mi porti una foglia, se mi porti un petalo.
Anche se non mi portassi niente, l’importante è che sia tu a portarmi qualcosa.
Sei tu che mi interessi.
Non vale ciò che rechi, ciò che dici, ciò che fai.
Per me vale ciò che sei.
Portami il regalo più grande: portami te stesso, la tua amicizia.
Dio mi dice: “Andrea, forse non sai chi sei. Lo vuoi sapere cosa sei per me? Guarda verso il calvario e capirai qual è la tua fisionomia per me….e avrai chiaro il valore che sei e che hai dal prezzo con cui ti ho pagato.
Ogni volta che vieni per lasciarti perdonare, mi fai il dono più grande: la tua grande fiducia è garantita dalla grande miseria che mi doni.”
Ciao da p. Andrea
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