La Guardia Svizzera Pontificia è a servizio dei papi da più di 500 anni. Tutto iniziò nel 1506, quando i primi svizzeri giunsero a Roma su richiesta di Giulio II. Il 22 gennaio 1506 è la data ufficiale della fondazione, il giorno in cui 150 svizzeri entrarono per la prima volta in Vaticano, sotto la guida del capitano Kaspar von Silenen. L’ingresso avvenne attraverso la “Porta del Popolo”, superata la quale i nuovi arrivati furono benedetti da Giulio II. Si tratta di una tradizione che perdura da secoli. Oggi, 30 giovani svizzeri hanno fatto giuramento davanti ai propri familiari ed invitati.
Tra le condizioni per entrare a far parte del Corpo delle Guardie Svizzere, è necessario essere cattolico praticante, cittadino svizzero, godere di buona salute, aver una reputazione impeccabile, aver ricevuto la formazione nell’esercito svizzero, avere una formazione professionale, essere uomo e celibe. Perché una guardia svizzera si possa sposare deve avere almeno 25 anni, aver servito per almeno tre anni in Vaticano, impegnarsi per altri tre anni almeno, aver raggiunto almeno il rango di capo ed essere minore di 30 anni.
Per presentare il giuramento, che ha poi avuto luogo stamattina, si è tenuta una conferenza stampa, alla quale ha partecipato il comandante della Guardia Svizzera, Daniel Anrig. Rispondendo alla domanda di un giornalista su quali cambiamenti abbiano avuto luogo nella loro modalità di lavoro dal momento dell’elezione a pontefice di papa Francesco, in particolare sulla sua scelta come residenza di Santa Marta, invece del Palazzo Apostolico, il comandante ha detto: “Non è un problema per loro”, perché “le guardie sono giovani e si adattano con facilità ai cambiamenti”.
Al termine della conferenza stampa, ZENIT ha domandato al comandante come si manifesti l’accompagnamento spirituale delle guardie nel loro servizio al Santo Padre. “È ovvio che una Guardia Svizzera non è un soldato qualunque ma un soldato con i piedi per terra ma il suo cuore deve essere in sintonia con la fede. Per questo nella sua formazione sono incluse alcune catechesi”. Anrig ha poi specificato che “noi, essendo un piccolo corpo di 110 membri, abbiamo un cappellano nostro. Per questo i ragazzi hanno sempre qualcuno che li accompagna”.
Pertanto la formazione delle guardie non è solo militare ma anche spirituale. Una volta all’anno, ha spiegato il comandante, le guardie hanno i loro esercizi spirituali. “Un soldato la cui base è la fede”, ha sottolineato Anrig, spiegando quale sia la caratteristica principale della guardia svizzera. Il giuramento che ha avuto luogo stamattina, ricorda le guardie cadute nella difesa di papa Clemente VI e commemora “il battesimo di sangue” di quei soldati, ha spiegato l’ufficiale.
Ieri mattina, papa Francesco ha ricevuto il Corpo della Guardia Svizzera, e quanto al discorso da lui rivolto, il comandante ha sottolineato l’idea di “far vedere che l’uniforme è qualcosa che crea unità e immagine e che dietro queste uniformi ci sono uomini che sono testimoni e che testimoniano”. Per questo, ha aggiunto, “ogni pellegrino che si avvicina al Vaticano deve avere la sensazione che questa guardia rappresenta il Santo Padre”.
Alla fine, parlando del rapporto umano con i papi che ha avuto occasione di conoscere, Anrig ha spiegato: “Tutti i papi sono sempre stati aperti a vedere questi soldati svizzeri che vengono qui e che poi tornano nel loro paese, diventando padri di famiglia”. Inoltre, ha concluso il comandante, “ogni anno ci sono normalmente una o due vocazioni spirituali tra queste guardie e questo è un aspetto importante anche per il Papa, sapendo che loro aperti alle domande della fede”.
[Traduzione dallo spagnolo e adattamento a cura di Luca Marcolivio]