Per l’Azione Cattolica italiana non ci poteva essere un ‘aperitivo’ migliore, prima del grande incontro di domani con Papa Francesco in Aula Paolo VI, che partecipare oggi alla Messa celebrata dal cardinale Pietro Parolin. Il Segretario di Stato è partito nella sua omelia proprio da questo lieto evento, portando a tutti i partecipanti alla XV Assemblea nazionale dell’AC, in corso in questi giorni a Roma, un saluto “a nome di Sua Santità Papa Francesco, che domani incontrerete”. “So che lo aspettate con gioia grande – ha detto – e vi proponete di viverlo come motivo di ulteriore impegno e di crescita in quella passione per la Chiesa universale e a un tempo per la Chiesa locale che vi anima e vi caratterizza”, come pure “nella vicinanza a tutte le persone che abitano nel territorio in cui vivete e operate”.
Una vicinanza che il porporato veneto conosce bene, provenendo egli stesso dall’Azione Cattolica, come ha lui stesso confidato: “Anch’io mi sento molto vicino a voi e alla vostra Associazione e questa vicinanza è legata soprattutto al fatto che anch’io provengo dall’Azione Cattolica”. Ha quindi raccontato di esser stato Fiamma bianca, verde e rossa, e poi Aspirante, uno dei tanti giovani che “pieni di entusiasmo” cantava: “L’anima bianca ci colora il volto, splendono gli occhi nel fiorir dei sogni, soltanto a Cristo noi daremo ascolto…”.
Un’esperienza che ha segnato profondamente la vita e la formazione del riservato Segretario di Stato vaticano, e che ancora oggi suscita in lui un moto di affetto e nostalgia che si traduce in preghiera, “per ciascuno di voi e per l’intera Associazione”. E Parolin ha affermato di aver pregato anche per questa Assemblea che ha definito “un appuntamento di grande rilevanza”, soprattutto per il tema affrontato: “Persone nuove in Cristo Gesù. Corresponsabili della gioia di vivere”.
L’incontro, ha osservato il cardinale, “diventa il momento propizio per un appassionato discernimento comunitario” che guarda al passato leggendo “l’esperienza fatta in questi anni alla luce della Parola di Dio, sostenuti dal Magistero ecclesiale”, e guarda anche al futuro gettandone le basi per il cammino dei prossimi anni. Proprio questo lavoro, “frutto del dialogo e del confronto” – ha affermato il Segretario di Stato – permetterà “di tornare nelle vostre diocesi e nelle vostre parrocchie portando in voi una speranza nuova e rinnovate motivazioni per essere Azione Cattolica, con la Chiesa tra la gente”.
L’ex nunzio in Venezuela si è poi soffermato sulla prima lettura della liturgia odierna, tratta dal libro degli Atti degli Apostoli, che racconta che, una volta liberati dal carcere – dopo il “saggio e moderato” discorso di Gamaliele al Sinedrio – gli Apostoli “ogni giorno, nel tempio e nelle case, non cessavano di insegnare e di annunciare che Gesù è il Cristo”.
Un aspetto fondamentale, questo, ha commentato Parolin: “Annunciare la buona notizia di Gesù Cristo morto e risorto nello spazio sacro del tempio come nello spazio più semplice e ordinario, potremo dire laico, delle case”. Per il cristiano, infatti, non c’è “una separazione tra laico e profano, tra fede e vita”; “il Vangelo permea e rinnova sia il tempo della vita religiosa ed ecclesiale, sia il tempo della vita ordinaria, quotidiana e secolare”, ha rimarcato il cardinale, ricordando “il primato dell’annuncio” espresso da Papa Francesco nella Evangelii gaudium.
Un primato che riguarda direttamente realtà ecclesiali come l’Azione Cattolica che, dalla formazione cristiana nelle parrocchie, ad ambiti come famiglia, lavoro, politica, attenzione ai poveri, “è oggi fortemente interpellata dall’invito che il Papa fa alla Chiesa intera: uscire verso le periferie esistenziali”.
Allora “coraggio!”, ha esortato Parolin, “apritevi ancora di più alla condivisione con la gente delle vostre parrocchie, dei poveri soprattutto. Tenete sempre aperto l’orizzonte della vostra azione, sia a livello parrocchiale e diocesano, sia a livello internazionale, nelle Chiese locali di diversi Paesi dove c’è bisogno di laici che sappiano dedicarsi con corresponsabilità, insieme ai Pastori, alla costruzione della Chiesa”.
In questo impegno di “uscita”, bisogna avere gli stessi sentimenti di Gesù, che – come narra il Vangelo di oggi della moltiplicazione dei pani e dei pesci – si mostra sempre attento ai bisogni della folla che lo seguiva. Dallo stesso brano di Giovanni, il porporato ha posto in luce un altro aspetto: il doppio atteggiamento che i discepoli Filippo e Andrea assumono “di fronte al bisogno di tanta gente”. Un atteggiamento “analitico e calcolatore” da parte del primo, che dice“duecento denari di pane non sono sufficienti”; umile invece quello del secondo che “sa veder una disponibilità, piccola, certo, ma concreta”: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci”.
Ecco, ha sottolineato Parolin, è proprio Andrea l’esempio da seguire “di fronte ai problemi della gente che incontriamo, quando sperimentiamo i limiti nostri e delle nostre comunità parrocchiali, quando ci confrontiamo con sfide di dimensioni grandi – come quella del lavoro – o con prove e sofferenze di fratelli e sorelle lontani”, quali guerre, violenze e persecuzioni. Vedere cioè “nella piccola disponibilità” un segno di speranza. E anche comprendere il “valore del nostro piccolo contributo personale alla costruzione del Regno di Dio in questo mondo”. “Diamo quello che possiamo”, anche se poco, – ha esortato il primo ministro vaticano – “affidandolo alle mani del Signore Gesù, perché lo moltiplichi secondo la volontà del Padre”.
Prima di concludere, il cardinale ha richiamato alla mente la “grande festa” della canonizzazione dei Papi di domenica scorsa, il cui eco risuona ancora nella Capitale. Dai loro Magisteri profondi e prolifici, il Segretario di Stato trae alcuni stralci utili al lavoro dell’Azione Cattolica.
Di San Giovanni XXIII ha citato un passaggio del Discorso alla gioventù femminile romana nel gennaio del 1960: “Il Papa che vi parla – disse il Santo bergamasco – è da oltre 50 anni a servizio dell’Azione Cattolica: ne conobbe, attraverso indagini di archivio, gli inizi lontani: ne sperimentò le difficoltà e gli entusiasmi: fu in grado di capire le evoluzioni e gli adattamenti di tempi e luoghi. Egli ben sa quanto l’Azione Cattolica debba ai nostri cari sacerdoti, particolarmente ai parroci, ed a tante anime generose, disinteressate, il cui nome, noto soltanto a Dio, è iscritto nel gran libro della vita”.
Di San Giovanni Paolo II, Parolin ha ricordato invece le tre consegne che diede all’Associazione a soli due mesi dalla sua elezione: “Prima di tutto abbiate il culto della verità – affermò nel discorso del 30 dicembre 1978 – In secondo luogo abbiate l’ansia della santità. Infine, sentite sempre più la gioia dell’amicizia!”.