Si è svolta a Roma, dal 23 al 25 aprile, presso la Pontificia Università Urbaniana la 61° assemblea nazionale dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia (USMI). Il tema dell’assemblea a cui sono state invitate i Superiori generali e provinciali degli Ordini Religiosi è stato “L’arte del passaggio. Le religiose nel presente e nel futuro della Chiesa italiana”.
Ad aprire i lavori, padre Lorenzo Prezzi, direttore di Testimoni e di Settimana, il quale ha esordito affermando che “quello che stiamo vivendo è un passaggio tra i maggiori della storia perché si sta esaurendo un modello di vita consacrata e ancora non sappiamo quale nuovo modello si sta preparando”. “La vita consacrata – ha precisato – appartiene intimamente alla vita della Chiesa e alla sua santità e per questo non potrà mai mancare, ma la forma, il modo di viverla, ancora non sappiamo quale sarà”.
Per volontà di Papa Francesco, il 2015 sarà dedicato alla vita consacrata. Un fatto straordinario considerato anche che è la prima volta che un Pontefice dedica un anno a tale riflessione. Padre Prezzi ha quindi ripreso le parole del Santo Padre secondo cui “la profezia caratterizza i consacrati”: “Dobbiamo fare memoria grata del passato, abbracciare il futuro con speranza, vivere il presente con passione”, ha soggiunto. Inoltre, ha sottolineato il religioso, che è fondamentale “unire l’anno della vita consacrata con la riflessione sulla famiglia”, perché “le due vocazioni si intersecano e si sostengono a vicenda”.
Sugli scandali avvenuti nella vita consacrata, padre Pezzi ha rimarcato che “c’è una grazia anche nei momenti duri” e ha ricordato l’esempio di alcune Congregazioni che hanno vissuto questo dramma nel recente passato. “La fede non è solo credere in Dio e a quello che Lui ci ha rivelato, ma è fidarsi e affidarsi a Lui”, ha aggiunto Pezzi. Per poi concludere con un messaggio di speranza: “La vita consacrata non sta terminando. C’è un nuovo modo di viverla che sta sorgendo.Il Vangelo chiede di essere nuovamente annunciato e noi siamo chiamati a passare dall’ottica dei numeri a quella dei segni”.
Ha preso poi la parola Elisa Cremaschi, scrittrice e monaca della Comunità Monastica di Bose, dedita da anni all’insegnamento dei Padri della Chiesa, la quale ha introdotto le partecipanti nella tradizione monastica femminile raccontando delle donne di Dio nel mondo antico. In particolare, la Cremaschi ha presentato Teodora, venerata in Oriente, che è stata capace di vivere le contrarietà in modo fecondo, perché tutte le avversità possono diventare “guadagno” se vissute con Cristo. Poi Sincletica, vissuta del V secolo, che ha fatto della malattia un cammino d’amore a Cristo, eIsidora capro espiatorio delle consorelle a cui ha permesso di sfogare su di lei le loro frustrazioni, avendo scelto la via della mitezza per la quale è stata proclamata santa.
Ancora: Macrina, modello di preghiera, che fin dall’adolescenza fu costretta a confrontarsi con la morte delle persone che amava, ma che visse questi lutti come appelli a crescere nella fede in Colui che ha vinto la morte. Olimpia, donna appartenente all’alta società di Costantinopoli che si è posta a servizio della Chiesa radunando intorno a sé numerose donne attirate dal medesimo desiderio di vivere in povertà e vita comune. “In tempi calamitosi e difficili – ha spiegato Suor Emilia – Olimpia ci insegna a non lasciarsi vincere dalla tristezza e dal negativo, ma a dare gloria a Dio in tutto”. Infine, Scolastica, sorella di san Benedetto, che ha insegnato la forza dell’amore, tanto che san Gregorio scrisse di lei: “Poté di più colei che amò di più”. E la Pasqua – ha concluso la Cremaschi – “è la vittoria dell’amore”, e “noi viviamo la Pasqua ogni volta che amiamo perché chi ama è passato dalla morte alla vita”.
(A cura di Antonio Gaspari)