I numeri scaturiti dal Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia sono tanto “spietati” quanto “illuminanti”. Questo il commento reso dal segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), monsignor Nunzio Galantino, in occasione della presentazione del volume tenutasi oggi pomeriggio presso il Senato della Repubblica.
Di fronte a una situazione così allarmante dell’evangelizzazione nel nostro paese, ha affermato Galantino, è “sterile” sia l’atteggiamento “di chi si ferma ai numeri e alle analisi”, sia di chi palesa una “sindrome da accerchiamento” e si pone quindi sulla difensiva.
Il segretario generale della CEI ha quindi fatto propria l’espressione di papa Francesco “primerear”, ovvero “prendere l’iniziativa”, affinché l’esperienza religiosa non si riduca a uno “sfondo anonimo” fatto di “narrazioni” su Gesù, accompagnate da “buoni sentimenti”.
Tale iniziativa va esercitata in tre ambiti fondamentali: quello scolastico ed educativo, quello della produzione legislativa sulla libertà religiosa e l’ambito della ricerca universitaria che attiene alle scienze religiose.
A tal proposito monsignor Galantino ha citato il Rapporto, quando afferma che “la scuola fa parte propriamente delle strutture civili, in certa proporzione anche quando essa è organizzata dalle diocesi o da istituti religiosi”, ricordando che l’educazione alla “coscienza religiosa” si inserisce anche in questo contesto.
Un ambito al quale il Rapporto fa solo brevi accenni è quello della comunicazione, definito dal Segretario Generale della CEI come “una forza generatrice che disegna il nostro modo di guardare il mondo”.
L’informazione religiosa, ha spiegato Galantino, come e più di altri giornalismi “specialistici”, risente di “un processo di contaminazione con gli altri generi giornalistici” che ha un effetto “secolarizzante” e che, di conseguenza, “minaccia di accrescere l’analfabetismo religioso”.
Il presule ha quindi ricordato l’ammonizione di papa Francesco, quando, lo scorso 22 marzo, ricevendo i rappresentanti delle radio e delle TV cattoliche italiane, aveva messo in guardia dalle insidie della “disinformazione”, della “calunnia” e della “diffamazione”.
L’analfabetismo religioso, tuttavia, ha le sue radici anche “nel linguaggio e nelle immagini, che rivelano tutta la loro inadeguatezza e tutta la loro marginalità rispetto a ciò che nel conta nel “mondo adulto”, il quale è sempre più propenso a domandare al credente di sapere “dare ragione della speranza”.
I contenuti di tale “fede da adulti” non hanno nulla a che vedere con un “pacchetto di dogmi e comandamenti” da apprendere “a memoria”, bensì sono quelli che “permettono di formarsi e di avere una coscienza critica e una sensibilità capace di capire e di apprezzare le differenze, senza demonizzarle né volerle necessariamente omologare”.
Un’ultima considerazione, Galantino l’ha posta riguardo alla “fede light” che coinvolge quei due terzi degli italiani che “dicono di credere” ma non hanno le idee chiare sui contenuti della loro fede e “non mantengono nessun contatto con la Chiesa”.
Ancora una volta il segretario generale dei Vescovi italiani ha citato papa Francesco, ricordando come, nella Lumen Fidei, il Pontefice contribuisca al superamento della “polarizzazione alimentata e portata alle estreme conseguenze dall’Illuminismo” che identifica “la ragione con la luce e la fede col buio”.
In sintesi “la fede, senza negare il valore che ha ogni conoscenza razionale, non può essere ridotta a questa”. Essa è infatti “esperienza di relazione, attraverso la quale il credente viene inserito in un dinamismo di comprensione e di condivisione responsabile”, ha quindi concluso monsignor Galantino.