La domenica dopo il Natale del Signore si è celebrata la festa della Sacra Famiglia di Nazareth. Con la nascita del Signore, siamo nati alla vita divina e siamo diventati membri della famiglia di Dio e possiamo sempre ricevere la grazia per vivere bene in famiglia, guardando Maria, Giuseppe e Gesù.
L’Enciclica Lumen Fidei [1], scritta da Papa Francesco a quattro mani con il Papa emerito Benedetto XVI, ci parla della fede come una luce che illumina la vita familiare. E ci ricorda che la lettera agli Ebrei accenna alla benedizione di Dio che dai genitori si trasmette ai figli (cfr. Eb. 11, 20-21).
Il primo ambito in cui la fede illumina la società è infatti la famiglia. Scrive il Papa: «Penso all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr. Gen. 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore».
Il matrimonio tra un uomo e una donna che decidono di donarsi l’uno all’altro per tutta la vita è segno e presenza dell’amore di Dio per l’umanità. È una vera alleanza umana che torna viva e operante nella Storia: l’Alleanza di amore tra Dio e l’umanità. Il matrimonio, ci ricorda il Santo Padre, nasce dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, senza la quale non è possibile generare la vita, dalla consapevolezza che siamo creature, che la creazione è in se stessa buona, perché è amata da Dio. E la diversità e la complementarietà tra uomo e donna sono immagine della perfezione divina.
«Fondati su quest’amore, uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede», si legge nella Lumen Fidei. Ciò che fonda veramente il matrimonio e le famiglie è la fede nell’amore di Dio, che ci ha creati generosamente. Dalla donazione che Lui ci fa di se stesso sorge la forza e la volontà di donare la propria vita alla persona amata.
«Promettere un amore che sia per sempre è possibile quando si scopre un disegno più grande dei propri progetti, che ci sostiene e ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata». Il disegno più grande dei propri progetti è la volontà di Dio per ogni persona. Ognuno di noi è stato amato e pensato da Dio dall’eternità. Tutti abbiamo quindi una vocazione divina: alcuni alla vita matrimoniale, altri alla vita celibe. Ogni cristiano deve pregare il Signore per scoprire la sua chiamata e deve chiedere la grazia di corrispondere a Dio per tutta la vita.
Altrimenti si scade nella mentalità comune di considerare il matrimonio come una specie di “contratto di divorzio”, un accordo per la divisione dei beni dopo un periodo nel quale due persone si supportano a vicenda.
Il matrimonio non è questo. Non è un contratto di divisione, ma il compromesso di donarsi all’altro per tutta la vita. Il matrimonio non può nascere della paura, ma della volontà decisa di donarsi a un’altra persona integralmente e con apertura ai piani di Dio. L’amore in quanto tale deve essere integrale, fedele, aperto alla vita; l’amore vero richiede l’eternità.
Ha detto ancora il Papa Francesco: «La fede aiuta a cogliere in tutta la sua profondità e ricchezza la generazione dei figli, perché fa riconoscere in essa l’amore creatore che ci dona e ci affida il mistero di una nuova persona». La fede dei genitori fa considerare i propri figli ciò che veramente sono: un dono divino, il frutto sublime dell’amore fecondo di Dio.
I figli non possono essere considerati allora il frutto di un errore di calcolo, o qualcosa da evitare ad ogni costo, oppure un diritto dei genitori. Il figlio è un dono di Dio, il segno di un amore tra due persone che si amano e affidano tutto a Dio, anche il loro futuro. Dare la vita è dunque un gesto di fede in Dio e nella sua Provvidenza.
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NOTA
[1] Papa Francesco, Enciclica Lumen fidei, §§52-53, trad. Libreria Editrice Vaticana.