Walter Mitty, responsabile dell’archivio fotografico della prestigiosa rivista Life, vive una vita anonima ravvivata da sogni ad occhi aperti in cui si vede protagonista di gesta eroiche e conquista la bella Cheryl Melhoff, collega di ufficio che in realtà è troppo timido per corteggiare. Poi, però, l’acquisizione della rivista e la prossima chiusura dell’edizione cartacea mettono in pericolo anche questa vita tranquilla, ma la misteriosa perdita del negativo della foto dell’ultima copertina lo spingerà ad un viaggio avventuroso alla ricerca del fotografo che l’ha scattata e soprattutto di se stesso e dei suoi sogni…
L’ultima fatica cinematografica di Ben Stiller (qui non solo protagonista ma anche regista, alla sua quarta prova dopo Giovani, carini e disoccupati, lo stralunato Zoolander e l’ironico Tropic Thunder) è il secondo libero adattamento di un racconto breve di James Thurber, protagonista l’impiegato del titolo, con una forte propensione ai sogni ad occhi aperti. Il primo fu nel 1947, con protagonista Danny Kaye, senza contare l’italiano Sogni mostruosamente proibiti con Paolo Villaggio, che da qui prende spunto per andare in tutt’altre direzioni.
Walter Mitty, nel film di Stiller, è il serio responsabile dell’archivio fotografico di una rivista, Life, che della fotografia di reportage ha fatto la sua orgogliosa bandiera, ma che, nella realtà, già da alcuni anni ha cessato di esistere almeno nella sua forma storica. Un dato che di per sé regala al film una nota nostalgica, di rimpianto di un passato che, per quanto glorioso, appare inevitabilmente superato da un mondo che segue altri ritmi e altre priorità.
La rivista è stata acquisita e il “responsabile della transizione”, un uomo antipatico che si diverte a prendere il giro il povero Walter, di fatto è solo incaricato di seppellire il vecchio modello con un ultimo numero in edicola e di mandare a casa un bel po’ di impiegati.
E proprio mentre la prospettiva del licenziamento diventa molto concreta, Walter si trova a fronteggiare un’ulteriore emergenza: un negativo inviato dal famoso fotografo Sean O’Connell, che dovrebbe diventare la copertina dell’ultimo numero, sembra essere scomparso e Walter deve ritrovarlo a tutti i costi.
Sarà proprio l’incoraggiamento di Cheryl, la collega che Walter non ha mai avuto il coraggio di corteggiare nel mondo reale (anche se è la protagonista di molti suoi sogni), a convincere Mitty ad affrontare la vita vera alla ricerca di quel negativo, ma anche dei sogni che ha perduto lungo la strada.
Da qui parte un viaggio che alterna momenti di surreale comicità (come la lotta a colpi di valigetta con una squalo nel mezzo dell’Oceano Artico e la fuga da un’eruzione islandese in skateboard) ad altri di più elegiaca riscoperta di se stesso e delle sue passioni di ragazzo, sulle orme del misterioso Sean, un’epitome volutamente caricata dei tanti fotografi da trincea che hanno fatto la storia di Life. Uno che, in un mondo invaso dai selfies digitali pubblicati sui social network, fotografa ancora con la pellicola e si prende il lusso di tanto in tanto di non fotografare affatto e godersi il momento senza l’ansia tutta post-moderna di documentarlo a favore di un pubblico più ampio possibile.
È da lui, come da sua madre, vedova da tanti anni ma forse più capace di Walter di capire cosa tenere e cosa lasciare andare del passato, che il protagonista può finalmente imparare, a quarant’anni, a dare valore alla sua vita apparentemente banale (ma profondamente apprezzata se non dai suoi responsabili, almeno da quelli come Sean che ne sanno comprendere il valore) e a trovare il coraggio di tuffarsi in essa invece che evadere per sentirsi davvero se stesso.
I sogni segreti di Walter Mitty è un’operazione un po’ spiazzante, incerta forse nella sua identità, troppo malinconica per incontrare il gusto degli appassionati delle commedie demenziali di cui spesso Ben Stiller è protagonista, e troppo comico-surreale per chi si aspetta qualche perla di saggezza esistenziale (lo sceneggiatore è lo stesso de La ricerca della felicità, prima prova americana del nostro Muccino), una di quelle pellicole con il cuore in mano che si riescono ad apprezzare meglio a patto di mettere da parte l’occhio critico e l’eccesso di ironia.
Nel suo essere sospesa tra il rimpianto per un passato che bisogna essere però anche in grado di lasciarsi alle spalle e la perplessità di fronte a un futuro spietato ed inevitabile che si vorrebbe almeno un po’ addolcire, il film trova i suoi momenti migliori proprio quando invita a vivere in profondità il presente, in fondo l’unico luogo di una possibile inaspettata e imprevedibile felicità .
*
Titolo Originale: The secret life of Walter Mitty
Paese: USA
Anno: 2013
Regia: Ben Stiller
Sceneggiatura: Steve Conrad dal racconto di James Thurber
Produzione: Stuart Cornfeld, Samuel Goldwyn Jr., John Goldwyn, Ben Stiller per Twentieth Century Fox Film Corporation/Red House Entertainment
Durata: 116
Interpreti: Ben Stiller, Sean Penn, Kristen Wiig, Shirley MacLaine, Patton Oswalt, Adam Scott
Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it