Un candore divino, che prima abbaglia e poi attira nelle trame dolcissime della sua purezza. La Madonna del Miracolo raffigurata nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, a Roma, appare così, come l’emblema di un’arte che trasuda grazia, tanto che, anche per chi non crede, sarà difficile restare indifferente davanti a tale bellezza. In pieno centro storico, a due passi da Via Veneto, la Basilica e Santuario mariano di Sant’Andrea delle Fratte è da secoli meta di devoti e turisti, i primi attratti dalla fama della “Lourdes romana”, come la definì Papa Benedetto XV, i secondi, credenti o meno, affascinati dalla sua preziosità barocca. Cupola e campanile sono opera del Borromini, mentre all’interno, ai lati dell’Altare maggiore, si stagliano maestosi i due angeli in marmo che Bernini realizzò per Ponte Sant’Angelo, ma che Papa Clemente IX preferì non esporre alle intemperie.
Il 27 novembre si festeggia la Beata Vergine della Medaglia Miracolosa, un culto che nasce nel cuore di Parigi, per diffondersi in tutto il mondo, ma che con Sant’Andrea delle Fratte ha un legame tutto speciale. Prima di scoprirlo, è necessario ricordare cosa accadde il 27 novembre 1830 in Rue du Bac, una via non molto distante dal Louvre. In questa data la Madonna apparve a Santa Caterina Labouré, suora delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, per affidarle il compito di realizzare e diffondere la Medaglia Miracolosa. Nella visione, i piedi di Maria erano poggiati sul globo terrestre e schiacciavano la testa a un serpente. Le dita delle mani erano ricoperte di anelli, ornati di gemme preziose di varie misure dalle quali si sprigionavano, verso il basso, raggi luminosi di diversa intensità, a seconda della dimensione delle pietre. I raggi, disse la Madonna, erano il simbolo delle Grazie da Lei sparse su quanti gliene domandavano.
La suora vide poi formarsi intorno a Maria un quadro ovale, mentre dalla Sua mano destra a quella sinistra apparve, in semicerchio, la scritta: “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi”. Era la rivelazione dell’immagine frontale della Medaglia Miracolosa. Una voce disse alla Santa: “Fate coniare una medaglia su questo modello; tutte le persone che la porteranno, riceveranno grandi grazie specialmente portandola al collo; le grazie saranno abbondanti per le persone che la porteranno con fiducia…”. Santa Caterina vide anche il rovescio della medaglia, circondata da una corona di dodici stelle che ricordano il passo dell’Apocalisse: “Una donna vestita di sole, con la luna sotto i piedi e una corona di dodici stelle sul capo” (Ap, 12, 1). È la corona della Madre di Dio che, come regina del Cielo e della Terra, ha potere sulla creazione e tutto ottiene da Dio. Al centro vi erano la lettera “M”, monogramma di Maria, sormontata da una croce con la lettera “I”, monogramma di Gesù. Al di sotto, i Sacri Cuori di Gesù e della Madonna, l’uno circondato da una corona di spine, l’altro trafitto da una spada. Dopo alcune difficoltà, la medaglia venne realizzata da un orafo e, in pochi anni, guarigioni e conversioni furono così tante, che fu necessario coniarne milioni di copie. Oggi, al numero civico 140 di Rue du Bac, sorge un santuario con la Cappella della Medaglia Miracolosa, che ogni anno attira pellegrini in cerca di grazie.
Il raggio che unisce Parigi a Roma nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte porta il nome di Alfonso Ratisbonne, un giovane ebreo che il 20 gennaio 1842 ricevette, proprio in questo santuario, la grazia della conversione. Alfonso, che apparteneva a una ricca famiglia di banchieri, non aveva mai praticato la religione ed era dedito soltanto ai piaceri della vita. Nel corso di un viaggio che l’avrebbe portato sino a Costantinopoli, fu costretto, da una serie di imprevisti, a fermarsi a Roma, città che non avrebbe mai voluto visitare perché cuore del cattolicesimo e sede del papa. Per un semplice atto di cortesia verso il barone Teodoro de Bussière, amico del fratello maggiore (anni prima convertitosi al cattolicesimo), accettò di portare al collo la Medaglia Miracolosa e di recitare la preghiera di San Bernardo: “Ricordati piissima Vergine”.
Il 20 gennaio 1842 Ratisbonne accompagnò Teodoro nella Chiesa di Sant’Andrea delle Fratte e, mentre l’amico era a colloquio con il parroco, decise di visitarla. Terminato l’incontro con il prete, Teodoro ritrovò Alfonso inginocchiato e in lacrime davanti alla cappella di San Michele. Stringendo tra le mani la Medaglia Miracolosa, in seguito raccontò di essere stato attratto da una luce sfolgorante e di aver visto la Vergine Maria, così com’è nella medaglietta, in piedi sull’altare della cappella. Nonostante la Madonna non gli avesse detto nulla, Alfonso comprese l’orrore della sua vita di peccato e capì anche la bellezza della religione cattolica. Il 31 gennaio, nella Chiesa del Gesù, fece abiura pubblica e ricevette il battesimo, prendendo anche il nome Maria. Divenne gesuita e lavorò insieme al fratello maggiore, fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion a Gerusalemme.
Nel 1848 l’altare dell’apparizione, dedicato a San Michele, venne consacrato alla Beata Vergine Maria, in ricordo della Medaglia Miracolosa che Ratisbonne indossava al momento della conversione. Tra i santi e beati che hanno pregato davanti al dipinto della Madonna del Miracolo: san Giovanni Bosco, santa Teresina di Gesù Bambino, san Luigi Orione, san Massimiliano Kolbe. Il beato Giovanni Paolo II, in visita pastorale nel 1982, disse: “Spalancate le porte del vostro cuore al Signore. Non temete. L’amore di Dio non ci carica di pesi che non siamo in grado di portare. Egli offre l’aiuto necessario. Poi c’è Maria, che come dice sant’Alberto Magno, distribuisce a tutti, tutti i beni”.